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Cercare anfore su un cacciamine
Studiosi italiani e Usa hanno sperimentato un sistema per individuare i relitti
di Luigi dell'Aglio
pubblicata su "SOLE 24 ORE NEW ECONOMY" nel numero del 28 settembre del 2001
Il Gps, Global positioning system, non funziona sui robot sottomarini e allora, per determinare la posizione di questi ultimi, ricercatori italiani e colleghi del Massachusetts Institute of TechnoIogy hanno sperimentato un sistema basato su boe acustiche. Il successo scientifico di questa invenzione è una delle novità principali emerse dalla Campagna di esplorazione archeologica subacquea "Baratti 2001". «Non andiamo a caccia di tesori» aveva detto l'archeologa Pamela Gambogi, ammettendo però che «il mare può riservare ancora tante sorprese». Ma, una volta sopra il Cacciamine «Crotone», la nave che fa parte della 54a squadriglia di La Spezia, il capitano di fregata Michele Cassotta spiega che compito della missione è «ricercare e classificare tutte quelle anomalie del fondo marino che potrebbero rivelare la presenza di un relitto di epoca etrusca o romana». |
Il Rov Phamtom HD2 mentre sta per iniziare una immersione esplorativa |
Apettando l'eco
La nave "Crotone" è stata costituita per cercare mine, cioè scoprirle e distruggerle in situ Ma proprio per questo è particolarmente adatta anche a una prospezione archeologica.
Mentre si procede a velocità molto ridotta (due o tre nodi), a bordo gli addetti ai sonar scrutano il fondo marino a caccia di un'eco che possa rivelare la presenza dl un relitto. Appena nota qualcosa di strano, il team provvede a un'analisi accurata dell'eco.
«Se si tratta di un relitto (oppure, nelle missioni militari, di una mina) spiega il capitano Cassotta, la nave si mette in posizione di hovering, ferma rispetto al fondo marino, mentre il relitto individuato viene tenuto sotto controllo con il sonar». il «Crotone», insomma, fa un po' come l'elicottero quando sta sospeso su un obiettivo.
«il cacciamine ha un sistema di propulsione preciso e silenzioso, che riesce a contrastare gli effetti del vento e della corrente sullo scafo della nave.
Così può mantenersi perfettamente stabile in mezzo al mare» &emdash; racconta Cassotta. E aggiunge: «È chiaro che un cacciamine che deve restare fermo non può gettare l'ancora».
Localizzato con precisione l'obiettivo (o il bersaglio), viene messo in mare un robot filoguidato, un Rov (Remote operated vehicle), che si avvicina al relitto (o alla mina).
Il robot è dotato, tra l'altro, di un sonar side-scan ad alta definizione, di una telecamera, di una videocamera e di un proiettore per fornire luce.
Così l'esplorazione archeologica può avvenire nelle condizioni migliori. Quando invece il «Crotone» lavora da cacciamine, e deve bonificare il fondo marino, il Rov deposita una carica di esplosivo a meno di un metro dall'ordigno scoperto, e torna a bordo. La nave si allontana rapidamente e, giunta a distanza di sicurezza; con un segnale acustico fa saltare la mina. Poi riprende il suo viaggio di esplorazione dei fondali.
Il sistema delle boe
Durante la campagna «Baratti 2001», è stato possibile stabilire (in termini di latitudine e longitudine) la posizione di ogni robot e delle immagini che riprendeva.
«Non avremmo potuto farlo con il Gps - che pure é installato su tutte le imbarcazioni &emdash; perché il Global positioning system si basa sulla trasmissione di onde radio e queste non passano attraverso l'acqua del mare» &emdash; chiarisce il professor Andrea Caiti, dell'Isme (Interuniversity Centre of Integrated system for the marine environment).
I ricercatori di questo Centro e quelli del Mit di Boston hanno sperimentato un metodo di posizionamento basato su boe acustiche.
Sul robot Phantom è stato installato un congegno che emette un segnale acustico a intervalli di tempo prestabiliti. Questo segnale viene ricevuto da un campo di boe che si trovano sulla superficie del mare.
Ogni boa è dotata di un'antenna e trasmette alla nave la propria posizione assoluta e la distanza dal robot. Così la nave è in grado di stabilire, minuto per minuto, dove si trova esattamente il Rov.
«La precisione di questo sistema è paragonabile a quella del Gps tradizionale» &emdash; sottolinea il professor Caiti.
Senza l'intervento di sommozzatori è stato così esplorato un giacimento archeologico di epoca imperiale romana.
Per osservare il sito, il Rov è rimasto tre ore in immersione continua; a una profondità tale che un sub non avrebbe potuto trattenervisi più di venti minuti.
Grazie ai robot sottomarini e alla tecnologia delle boe acustiche, l'archeologia subacquea può ora operare a grandi profondità, ridurre il rischio per l'uomo ma abbassare anche i costi delle tradizionali campagne di esplorazione.
Le boe acustiche e i robot rivoluzionano il modo di condurre ricerche in mare; perciò la nuova tecnologia può dare una spinta decisiva non solo all'esplorazione archeologica, ma anche a indagini biologiche, geologiche e al monitoraggio a tutela dell'ambiente, fa notare il professor Caiti.
Per esempio, il Museo Vivo delle Tecnologie per l'ambiente si ripromette di usare il Rov Phantom per registrare le immagini del relitto della petroliera Maven, che andò in fiamme nel 1991 davanti alle coste liguri.
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