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Romeo, un sommergibile senza equipaggio ad alte prestazioni

di Luigi Dell'Aglio

pubblicato su "Il Sole 24 ore" del 7 marzo 2001

per gentile concessione del CNR che ci ha inviato questo intervento per la divulgazione a margine della manifestazione tenutasi a Genova sulla robotica subacquea

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L'articolo è stato scritto per parlare dell'iniziativa della settimana della Scienza che ha compreso conferenze e visite ai laboratori del Robotlab del CNR-IAN. L'iniziativa ha inteso offrire una panoramica sul mondo della Scienza robotica partendo dall'evoluzione storica del rapporto uomo-macchina per approdare alle macchine intelligenti odierne e future. Da un lato si è racco ntato l'architettura teorica che presiede alla creazione del robot; dall'altro si è mostrato come questa abbia trovato concreta applicazione ingegneristica attraverso la realizzazione di robot effettivamente operativi, anche in ambienti estremi, come quello antartico. Infine, con uno sguardo al fururo, si sono evidenziate le grandi potenzialità operative offerte dalla Realtà Virtuale e da Internet che permetteranno alla ricerca mondiale di incontrarsi, a distanza, in un "unico laboratorio telematico"

 

L'Italia schiera Romeo, un sommergibile senza equipaggio ad alte prestazioni (articolo di Luigi dell'Aglio)

Gioiello della tecnologia, dotato di un'intelligenza sempre più duttile, capace di affrontare l'imprevisto, il robot subacqueo viene ora scoperto anche dall'industria. Sa svolgere compiti molto precisi e delicati in un ambiente estremo, quello degli abissi marini, dal quale dipende sempre più non solo il futuro ma il presente dell'umanità. Per esempio i Comuni che si affacciano sulla costa possono avere l'esigenza di monitorare le acque del loro mare, per controllare &emdash; con una spesa ragionevole &emdash; le bocche di uscita degli impianti di depurazione. Questo è uno dei tanti compiti che potrebbero essere svolti, in un prossimo futuro dai robot marini. Per esplorare queste possibilità, e per assicurare all'Italia un know-how nel settore, è stato sviluppato il robot subacqueo Romeo. L'ha creato il team dell'ingegner Gianmarco Veruggio, responsabile del Robotlab, il reparto Robotica dell'Istituto per l'automazione navale del Cnr, con sede a Genova. Con alcune imprese compiute in Europa e con una missione in Antartide, Romeo, frutto di un investimento di 500 milioni, ha dimostrato di poter competere con i migliori robot del suo livello e, sotto certi aspetti, di poterli anche superare.

Le applicazioni. Queste macchine possono lavorare 24 ore su 24 per bonificare immensi fondali, sorvegliare e riparare cavi sottomarini, scoprire relitti, vigilare su parchi naturali di archeologia subacquea che rischiano continuamente di essere saccheggiati. Ad esempio, il robot è il mezzo ideale per riconoscere un sito archeologico sottomarino, per perlustrarlo e riprenderlo con le videocamere, rispettandolo scrupolosamente. Se sta per scoccare l'ora degli automi sottomarini, Romeo &emdash; che è soprattutto una macchina da ricerca &emdash; ha grandi chance per diventare un modello, in continua evoluzione, per le macchine più avanzate. Romeo ha partecipato con successo al progetto Aramis, finanziato dalla Commissione europea, e guidato dalla società Tecnomare di Venezia, insieme con il robot Victor 6000, della francese Ifremer . «Si trattava di sviluppare strumenti che permettessero ai robot sottomarini di navigare verso un sito prescelto, raggiungere l'obiettivo con precisione, trasportare delicati apparati scientifici per analisi e campionamenti, condurre a termine questi compiti e tornare alla base con i dati raccolti» racconta Riccardo Bono, system manager del Robotlab.

La prova è avvenuta dal 15 al 30 settembrenel mar Egeo, al largo di Milos. La performance in Egeo è degna di nota perché si è svolta in un ambiente molto speciale. Romeo si è immerso per analizzare i venti termali: soffioni sulfurei caldi, che escono dal fondale spinti dai vulcani marini. Luoghi come questo s'incontrano spesso negli oceani, in corrispondenza con le spaccature della crosta terrestre; ricchi di gas e di minerali, creano una sorta di oasi sottomarina in cui flora e fauna riescono a prosperare nonostante manchi la luce e quindi la sintesi clorofilliana.Un ambiente che certo dovrà essere studiato e sfruttato, come del resto un po' tutti i fondali oceanici,nuova frontiera per la ricerca di energia e di risorse alimentari. «L'oceano può diventare una grande fattoria &emdash; dice Veruggio &emdash; e non solo una fish farm: si può prevedere che un giorno grazie all'ingegneria genetica vengano coltivati in acqua salata vegetali commestibili». A Milos, Romeo si è mosso con la precisione richiesta, ha svolto la missione «in modo efficiente, affidabile e ripetibile».

L'immersione. Ha saputo evitare gli ostacoli, di qualsiasi genere. E proprio questa capacità gli esperti europei volevano accertare, perché è il banco di prova dell'intelligenza di cui deve essere dotato il robot subacqueo del futuro. È un compito arduo, per un robot, scendere nelle profondità del mare. Dopo alcune decine di metri, è già buio (le normali tecniche di visione artificiale verrebbero messe subito fuori combattimento: la ridotta visibilità e l'irregolarità degli ambienti naturali sottomarini rendono difficile localizzarsi e schivare gli ostacoli). In mare è peggio che nello spazio. «Si va in un altro pianeta, più ostile della Luna e di Marte» afferma Robert Ballard, lo scopritore del Titanic. Attraverso l'acqua le onde elettromagnetiche non passano. Inoltre, quello sottomarino è un floating robot, costretto a spostarsi in un ambiente fluido, dove le correnti gli impediscono di restare completamente fermo. Perciò i robot sottomarini adatti a compiti delicati sono pochi e richiedono una ricerca molto complessa.

La navigazione. Ma come si muove e come lavora Romeo? «Può contare prevalentemente sull'aiuto del sonar (le onde acustiche sono le sole a passare nell'acqua &emdash; spiega Massimo Caccia, ricercatore del Robotlab &emdash;. In base al feedback del sonar, il robot si crea una mappa dell'ambiente. Inoltre, se si collocano in mare quattro transponder, fari a ultrasuoni, Romeo può calcolare con precisione la propria posizione all'interno del sito marino che è teatro delle operazioni».

Un anno prima, nel giugno 1999, il robot del Cnr si era segnalato per un'altra capacità: può essere teleguidato via Internet (basta un Gsm per il collegamento). Romeo ha navigato nella vasca profonda dello Stadio del nuoto di Genova, ma i comandi automatici partivano dall'Instituto de sistemas e robotica di Lisbona. La famiglia di robot creati da Veruggio ha all'attivo due missioni in Antartide dove il robot ha studiato i sistemi biologici subglaciali: attraverso un foro praticato nel ghiaccio (spesso due metri e mezzo), Romeo è stato calato nell'acqua gelida, è sceso fino a 320 metri e ha fatto ricerche per complessive 120 ore.

Il team di Genova è un po' come il team Ferrari: si lavora coniugando creatività italiana e forma mentis anglosassone. La robotica sembra ancora un campo di ricerca futuribile. Ma tra dieci-vent'anni, avrà una rilevanza economica paragonabile a quella che oggi hanno personal computer e telefonini. Perciò Veruggio, per incoraggiare le nuove leve di ricercatori, ha dato vita a un'associazione, la «Scuola di robotica».

Il messaggio, diretto ai giovani interessati alle tecnologie avanzate, è che in questo campo il mondo è tutto da scoprire: «Siamo ancora alla preistoria, e il futuro è di chi saprà intravedere le potenzialità dei robot e investire su di essi, con schemi mentali nuovi e spregiudicati».

Il Sole 24 Ore, Mercoledì 7 Marzo 2001

Fase di montaggio dell'elettronica di controllo del ROV ROMEO nei laboratori CNR-IAN

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