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NEWS 04-10

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CAORLE (VE): altre notizie sull'aereo rinvenuto a Caorle (26.10.2004)

Mesi fa, una mareggiata ha portato sulla spiaggia di Caorle parte della fusoliera di un bombardiere, che, seminascosta tra i rifiuti, è stata notata e recuperata da appassionati che dopo alcune ricerche hanno potuto risalire al tipo di aereo, allo sfortunato pilota che lo guidava, un americano, e alla data in cui si è inabissato in mare.

«Sul relitto c'erano fortunatamente alcuni elementi distintivi fondamentali che hanno guidato le ricerche portandoci alla conclusione che l'aereo, il Republic P47D-28RA Tunderbolt guidato da Tomas O'Brien e finito in mare il 24 febbraio 1945. Siamo riusciti a ricostruire la storia grazie a Giuseppe Versolato del Museo Aeronautico di Vicenza, ad altre persone e anche all'Agenzia Rosselli di Porto Santa Margherita», racconta il trevigiano Renato Callegari.

A quasi 60 anni dalla fine della guerra, la notizia è stata posta in Internet ed ha incontrato l'interesse dei circoli di reduci negli Stati Uniti.

Continua il racconto di Callegari: «Negli ultimi mesi di guerra le incursioni dell'Usaaf su città, ponti, ferrovie e altri obbiettivi sensibili erano continue».

«La notte del 23 febbraio erano stati bombardati i ponti della Priula e di Motta di Livenza, oltre ad altri obiettivi su Castelfranco, Bergamo e in provincia di Verona.

Il tempo si manteneva buono e per la giornata del 24 erano previste diverse missioni su Gorizia, Udine, Verona oltre a obiettivi minori a Rovigo e sulla costa Adriatica».

«Poco dopo mezzogiorno da Fano sono decollate due formazioni di 8 caccia con obbiettivo del naviglio segnalato fra Bibione e Grado, Uno dei caccia era guidato da Tomas O'Brien, un giovane di origine irlandese alto e magro. Volava con la 86. squadriglia "Comances" che faceva parte del 79 Gruppo Caccia».

«Dall'Africa nel 1943, il gruppo, che faceva parte della 12 Air Force, via via aveva risalito la penisola seguendo l'avanzare del fronte, passando per Foggia, Napoli, Corsica, Iesi per concludere la guerra a Linz.

L'aereo di O'Brien era un grosso cacciabombardiere con grande autonomia e pesantemente armato, in grado di scortare i bombardieri nei raid sulla Germania e di eseguire attacchi al suolo per mezzo di bombe e razzi.

Era però difficile pilotarlo e un eventuale atterraggio di emergenza si concludeva generalmente in maniera tragica».

I suoi colleghi, si legge nelle relazioni ufficiali, videro l'aereo picchiare incontrollato e piombare nel mare vicino a Caorle.

(Fonte: Roberto Callegari - Il Gazzettino)

 

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CAORLE (VE): 390mila euro al museo di Archeologia del Mare (26.10.2004)

Per far partire i lavori del Museo nazionale di archeologia del mare di Caorle l'unico intervento finanziato nella provincia di Venezia, sono arrivati 390mila euro da finalizzare al recupero statico, architettonico e arresto del degrado del complesso ex Chiggiato.

Il finanziamento sarà a disposizione della Soprintendenza Archeologica per il Veneto, con sede a Padova, che nel febbraio 2002 ha sottoscritto con il Comune di Caorle un protocollo d'intesa per la realizzazione entro dieci anni del Museo Nazionale negli edifici dell'ex azienda agricola, all'ingresso della città, concessa dal Comune di Caorle in comodato al Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

A proporre parere favorevole per questo primo finanziamento, alla Commissione Pareri del Senato, è stato il presidente della Commissione, senatore Luciano Falcier, sostenitore dell'esigenza dell'opera e del finanziamento.

(Fonte: il Gazzettino)

 

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VENEZIA: niente processo per cinque appassionati - decisione del gip (26.10.2004)

Si riporta integralmente per una migliore discussione sia come "notizia" sia nel forum per un approfondimento questo articolo, apparso sul Gazzettino del 30 ottobre, senza riassumerne i contenuti:

"Non è reato raccogliere in laguna i cocci di antiche ceramiche, in quanto si tratta di materiale di nessun interesse archeologico, e dunque non protetto dalla legge che tutela il patrimonio artistico nazionale.

È sulla base di questa motivazione che il giudice per le indagini preliminari di Venezia, Carlo Mastelloni, ha disposto l'archiviazione dell'inchiesta avviata un anno fa a carico di cinque veneziani, appassionati di archeologia e paleontologia.

Nel novembre del 2003 le loro abitazioni erano state perquisite dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale, e più di un migliaio di reperti erano stati posti sotto sequestro. Gli investigatori si erano attivati sulla base di una denuncia anonima molto circostanziata, secondo la quale in alcune abitazioni sarebbero stati custoditi dei veri e propri "tesori": oggetti antichi molto preziosi e rari, detenuti in violazione della legge.

I carabinieri, però, non trovarono nulla di quanto indicato nella denuncia. il materiale conservato dai cinque appassionati era composto per la maggior parte da cocci di antiche ceramiche. Vi era anche una collezione con centinaia di esemplari di fossili.

A conclusione delle indagini il sostituto procuratore Michele Maturi si è convinto, grazie anche ad una consulenza tecnica effettuata dalla dottoressa Maurizia De Min della Sovrintendenza ai beni ambientali e architettonici, che non può essere configurato alcun reato a carico dei cinque appassionati, assistiti dall'avvocato Paolo MeI.

Oltre che allo scarso valore degli oggetti, l'archiviazione del fascicolo è stata motivata in base di altre due considerazioni. L'articolo 125 del decreto legislativo 490 del 1990 punisce chi si impossessa di beni archeologici e il reato si perfeziona nel momento del ritrovamento dei beni stessi.

Nel caso in cui non è possibile stabilire quando i reperti sono stati rinvenuti, «per il principio del favor rei si deve ritenere che il possesso si sia realizzato in epoca presumibilmente tale da far ritenere prescritto il reato", scrive il pm Maturi nella richiesta di archiviazione.

La legge tutela, inoltre, soltanto i beni archeologici rinvenuti in territorio italiano.

Di conseguenza, anche se i reperti sequestrati fossero di elevato valore archeologico, è necessario raggiungere la prova che sono provenienti da scavi nazionali, e non dall'estero; non è sufficiente fermarsi ad una semplice presunzione di colpevolezza.

(Fonte: Il Gazzettino - Gianluca Amadori)

 

 

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VENEZIA: l'Arsenale compie 900 anni (26.10.2004)

La sua storia comincia nella leggenda, quando ancora, al posto dei Giardineffi Reali c'era un grande squero, la Piazzetta era uno specchio d'acqua e all'altezza del caffè Florian scorreva il Canale Batario.

Del cantiere navale della Repubblica si hanno prime tracce nel 1104, doge Ordelaffo Falier, a ridosso dell'isola di Olivolo.

Non più squero, ma grande struttura per produrre navi, la prima grande industria al mondo, quella che Dante, chiamandola "Arzanà", descriverà due secoli più tardi.

Novecento anni dopo, l'Arsenale è ancora qui nonostante tutte le vicende che ha dovuto e che continua a sopportare.

Verrà festeggiato per tre giorni, da venerdì 29 a domenica 31 ottobre, un compleanno "convenzionale".

Un Comitato (Marina militare, Prefetto, Presidente regionale, Presidente provinciale, Sindaco, Direttore Generale dei Beni Culturali veneti, Magistrato alle Acque e Direzione regionale del Demanio) ha stabilito festeggiamenti articolati che si basano sull'apertura a visite guidate per il pubblico.

Venerdì è stata aperta una mostra sui ferri da gondola e sul Bucintoro dei Savoia. Sabato, in mattinata convegno su "Arsenale ieri e domani", nel pomeriggio presentazione di un francobollo commemorativo e in serata il momento clou: l'illuminazione pubblica si interromperà e, nel buio, dalla Amerigo Vespucci ormeggiata in Bacino partirà un raggio di luce che farà illuminare, permanentemente, il campanile di San Marco.

Dopo i fuochi artificiali, gli ospiti e le personalità proseguiranno, alle Gaggiandre, per un concerto della Banda della Marina e del pianista Enrique Perez de Guzman, e una cena.

Domani, domenica, "Sapori sotto assedio", un happening teatral-gastronomico-deambulatorio a base di Gaggiandre e baccalà mantecato.

(Fonte: Il Gazzettino 26.10.2004)

 

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Roma: Un volume del Ministero per i Beni Culturali sulla tutela del patrimonio archeologico sommerso (26.10.2004)

Giacomo Cavillier "La tutela del patrimonio archeologico sommerso", Tirrenia Stampatori

Un testo per gli addetti ai lavori e a chi collabora con le Istituzioni

INDICE: Introduzione: L'operatore di tutela - La tutela e i nuovi orizzonti normativi

Capitolo I. Lo scavo archeologico subacqueo: Formazione del sito archeologico sommerso - Le licenze e le concessioni di scavo - L'indagine e le attrezzature dello scavo - Le tecniche dello scavo subacqueo - L'archeologo subacqueo - L'attività di ricerca e di tutela in ambito intemazionale: the Underwater Cultural Heritage

Capitolo II. I principali reperti archeologici: Le anfore - Le ancore - Le imbarcazioni - Le antiche tecniche di costruzione navale - La velatura -Gli organi di governo: il timone

Capitolo III. Il reperto archeologico e la sua tutela specifica: L'attività di tutela - Ritrovamenti e scoperte - II regime sanzionatorio su ritrovamenti e scoperte - La conservazione e la custodia del bene archeologico - II regime sanzionatorio sulla conservazione e custodia - La circolazione dei reperti archeologici - Il regime sanzionatorio nella circolazione dei beni archeologici - La conservazione temporanea dei reperti - II recupero e il trasporto del reperto - La conservazione del reperto - La documentazione dei reperti - Il disegno - La fotografia

Appendice. Gli strumenti della tutela: Come allegati: 1)La denuncia di ritrovamento dei reperti - 2) Il verbale di sequestro dei reperti - 3) La nota informativa per il ritrovamento dei reperti - Guida alla compilazione della nota informativa - Informazioni di carattere generale - Esempio di redazione della nota - 4) L'ordinanza di interdizione delle aree oggetto di scavo archeologico subacqueo - 5) I referenti della tutela - 6) Normativa di riferimento

Bibliografia

 

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CAORLE (VE): recuperato spiaggiato un pezzo di fusoliera di un P47 della II Guerra Mondiale (23.10.2004)

Scheda del P47 con quello che per ora si conosce per ora

P 47 thunderbolt - segnalato a Caorle.

Tipo: Republic P47 D 28 RA s/n 42.29270 Lotto W535AC24579

Reparto: 86° F.S. - 79° F.G. - 12^ Air Force USAAF "Comanches" Nominativo radio Crowfoot codice identificazione sconosciuto (tra X-40 a X-69)

Dal sito www.shasta.com l'immagine rappresenta proprio la colorazione e i numeri identificativi della squadriglia del pilota in quel periodo.

Pilota: Thomas O'Brien

Caduto il: 24-02-1945 posizione incerta - zona Caorle.

Missione: Attacco a Naviglio segnalato tra Bibione e Grado

Decollo: tra le 12 e le 12,20 (20 min circa la rotta 110 NM)

Componenti: 2 pattuglie di 8 caccia ciascuno.

Per gentile concessione di Giuseppe Versolato - Il pilota è quello a sinistra in basso.

Recuperato un pezzo di fusoliera lato abitacolo con Targhetta Identificatrice

Ricerche in Corso.

NOTE: il 79° FG era composta dalle 85, 86, 87 Squadriglie.

 

Fonte (Callegari Renato Tel.0422-451320 348-3182922 a cui inviare altre notizie utili)

 

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FIRENZE: Il tesoretto di monete di S. Vincenzo (LI) è stato restaurato con il laser (20.10.2004)

Il tesoretto di Rimigliano, monete del III secolo d.C. sono state restaurate grazie a un'innovativa tecnica di pulitura laser messa a punto dall'Istituto di fisica applicata "Nello Carrara" (Ifac) del Cnr di Firenze.

"Abbiamo iniziato a sviluppare tecniche di ablazione laser per il restauro di beni culturali fin dal 1992, ma quello del tesoretto di Rimigliano è il primo caso di applicazione estesa dell'approccio a un reperto archeologico", spiega Renzo Salimbeni, dirigente responsabile della sezione Laser e applicazioni dell'Ifac-Cnr.

Rinvenuto casualmente nelle acque della spiaggia di Rimigliano (San Vincenzo, Livorno) nell'agosto del 2002, il tesoretto è costituito da un numero stimato di 3.500 monete romane di età imperiale (in gran parte antoniniani e radianti) in lega d'argento. Al momento del ritrovamento il complesso numismatico si è presentato come un unico blocco cementato da concrezioni e prodotti di corrosione.

"Per mantenere la disposizione delle monete e non snaturare quindi la struttura del tesoretto", spiega Salvatore Siano, responsabile del settore Tecnologie e metodologie di restauro laser di beni culturali dell'Ifac-Cnr, "la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana (Sbat) ha deciso di smontare solo una parte, circa 360 monete.

Considerate le grosse difficoltà e i rischi di danneggiamento incontrati nel tentativo di pulire meccanicamente le monete, il tesoretto è stato portato presso i laboratori dell'Istituto allo scopo di effettuare test di pulitura laser.

Dopo una fase di studio, ottimizzazione e trasferimento della tecnica, abbiamo dato inizio al delicato intervento conservativo con i restauratori della Sbat".

Si è trattato del primo utilizzo esteso del laser nel restauro di monete, ed è stata elaborata una metodologia ad hoc, cosiddetta a immersione, cioè condotta in acqua.

"L'irraggiamento dell'incrostazione in ambiente liquido" prosegue Siano, "oltre a contenere gli effetti del surriscaldamento, produce anche un aumento di efficacia del trattamento laser.

Infatti, in condizioni di immersione, l'irraggiamento laser induce una vaporizzazione che esercita sull'incrostazione una decisiva sollecitazione meccanica, più potente rispetto a quella che si verifica in aria".

"Siamo particolarmente soddisfatti dei risultati raggiunti nella messa a punto di tecniche di pulitura laser", conclude Salimbeni, "dopo i successi ottenuti su grandi capolavori come la Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti e il David del Verrocchio, questo intervento rappresenta un nuovo importante sviluppo che apre una reale prospettiva applicativa nella conservazione dei reperti archeologici".

E dopo circa 8 mesi di lavoro, tra la fine di maggio e l'inizio di giugno le monete restaurate hanno iniziato un tour partito dal Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps e terminato al Museo Archeologico del territorio di Populonia a Piombino, dove sono attualmente esposte.

(Fonte: Cecilia Migali, Almanacco della Scienza - CNR - da Renzo Salimbeni, Salvatore Siano, sezione di Firenze dell'Istituto di fisica applicata "Nello Carrara" (www.ifac.cnr.it), tel. 055/5225312, e-mail: R.Salimbeni@ifac.cnr.it; tel. 055/5225310, e-mail: S.Siano@ifac.cnr.it)

 

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VENEZIA: ricostruito un mercantile armeno del XIII secolo (19.10.2004)

La storia della barca "Cilicia" perfetta ricostruzione di un vascello mercantile armeno del tredicesimo secolo - è iniziata nel lontano 1984, anno in cui un gruppo di amici residenti a Yerevan (capitale dell'Armenia) fondarono un club battezzato "Layas" (un'antica città porto del regno armeno medioevale di Cilicia meglio conosciuta dai veneziani con il nome di Laiazzo).

"Anticamente gli armeni hanno occupato un posto speciale nella storia della navigazione, - dice Karen Balayan, presidente del club e capitano della barca - numerosi erano i contatti commerciali con Venezia.

Purtroppo oggi l'Armenia è lontano dal mare, ma nell' anima di ciascun armeno sopravvive ancora il sentimento marinaro."

I lavori di costruzione e di assemblaggio della nave sono durati 11 lunghi anni.

Le prime prove di navigazione sono state realizzate sulle acque del lago Sevan che si trova a 2000 metri sul livello del mare, poi l'imbarcazione a un solo albero e vela latina - lunga 20 metri, larga 5 e con a bordo una zavorra di 20 tonnellate di mattonelle di ferro battuto - è stata esposta nella piazza principale di Yerevan da dove, grazie all'appoggio delle autorità armene, è partita in direzione del mare:.

"Per arrivare da Yerevan al porto georgiano di Poti - racconta il capitano Balayan - abbiamo dovuto attraversare parte dell'Armenia e la Georgia percorrendo ben diciassette chilometri di strade di montagna, trainando l'imbarcazione con un camion.

Dopo tre settimane, il 14 luglio siamo finalmente riusciti ad iniziare la navigazione per i sette mari: il mar Nero, il mare d'Azov, gli stretti, il mar di Marmara, l'Egeo, il Mediterraneo, lo lonio e l'Adriatico fino a Venezia.

Sabato siamo arrivati all'isola armena di San Lazzaro proprio in tempo per partecipare ad un raduno remiero organizzato, guarda caso, da un'associazione che si chiama Settemari. Un segno del destino."

Numerosi gli episodi successi ai quindici membri dell'equipaggio in tre mesi e mezzo di viaggio: "Il più singolare - continua Balayan - si è verificato ad un passo chiamato Sorami che si trova vicino a un fiumiciattolo~ che da una parte sfocia nel Mar Caspio e dall'altra nel Mar Nero.

Viaggiavamo con la barca trainata da un grosso camion. Improvvisamente guardo fuori dal finestrino del pulmino di supporto e vedo, in piena montagna, un'altra nave vichinga trainata da una spedizione di svedesi impegnati in un altro percorso.

Vi immaginate un incontro tra due navi medievali in piena montagna? E' stato incredibile."

L'equipaggio è composto dal capitano Balayan, ingegnere elettronico, tre dottori, un musicista, un ingegnere del suono, un fisico, un ingegnere meccanico, un economista, un ingegnere minerario, un cameraman e lo scrittore Zori Baiayan. Tutti con l'amore per il mare, e hobby vari: modellisti, subacquei, alpinisti.

"Cilicia" resterà attraccata di fronte al Museo Storico Navale per qualche giorno, poi i quindici membri dell'equipaggio andranno in Armenia per ritornare a Venezia la prossima primavera per la seconda fase del viaggio che, attraverso lo stretto di Gibilterra e l'oceano Atlantico, li porterà a Amsterdam:

Una richiesta di aiuto: ''Cerchiamo un posto - conclude il capitano Karen Balayan - dove poter ricoverare la nostra imbarcazione per l'inverno.

Chi ci può aiutare lo comunichi ai frati Armeni di San Lazzaro in nome dell'antica amicizia tra i nostri popoli."

(fonte: Il Gazzettino)

 

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ROMA: sotto il Colosseo si trova un lago (18.10.2004)

Il Colosseo è stato eretto al di sopra di un bacino d'acqua.

La cavità sotterranea fu esplorata da una spedizione della Sovrintendenza negli anni ottanta.

L'Anfiteatro Flavio si trova là dove si estendeva il grande lago artificiale fatto costruire da Nerone nel bacino appositamente scavato tra Palatino, Celio e Oppio

Poggia su due enormi corridoi concentrici occupati da acque limpidissime, nei quali è addirittura scesa, negli anni Ottanta, una spedizione subacquea che è stata anche oggetto di una trasmissione televisiva.

Nel corso dell'immersione furono ritrovati interessanti reperti, oggi esposti nell'Antiquarium collocato in uno dei suoi piani superiori.

Interessante, per lo squarcio che ci apre sulle abitudini delle masse che frequentavano l'Anfiteatro, il ritrovamento di ossa di pollo e affini, tutti rifiuti che gli spettatori dei primi secoli dopo Cristo lasciavano sugli spalti.

Un sistema di canali di scolo raccoglieva quanto ci fosse di residuo nell'Anfiteatro, e le acque venivano poi convogliate nella Cloaca Massima.

Tra l'altro, questi canali sotterranei, con geniale soluzione d'ingegneria, erano, e sono, collegati fra loro da piccoli corridoi che garantivano il sistema di deflusso delle acque.

Se si otturava una delle due cinture, immediatamente entrava in funzione l'altra.

Questa struttura risultava necessaria anche per far defluire le acque che spesso servivano ad allagare l'Anfiteatro, per complessi giochi marittimi, come le famose "naumachie" (battaglie navali).

Penetrare in questa parte segreta del Colosseo è un po' difficile, ma è facile dare l'indicazione del punto in cui l'immersione e' possibile: a "piano terra", mettendosi in posizione simmetrica all'Antiquarium degli ipogei e affacciandosi alla balaustra nel punto in cui termina, si vede un tombino.

Da quel punto pochi fortunati hanno avuto il privilegio di compiere l'affascinante impresa.

(Fonte: Avanti - Roma)

 

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VENEZIA MESTRE: Dagli scavi nel centro di Mestre un sito del Neolitico con i resti di un uomo (16.10.2004)

La notizia è stata data dal Dott. Luigi Fozzati, Direttore della Soprintendenza archeologica del Veneto e di NAUSICAA , al Laurenzianum di Mestre, nel corso di un convegno promosso dal Centro Studi Storici per capire cosa ci si può aspettare di trovare nell'area dell'ospedale mestrino che sarà oggetto di grosse modifiche.

La risposta è stata che se nell'area dell'Umberto I si prevedono grossi interventi, sarà il caso di mettere da parte i soldi per gli scavi archeologici.

Primo perché gli scavi non li finanzia il ministero, secondo perché in quella zona è altamente probabile trovare reperti di rilievo.

E il Dott. Fozzati continua: «In un cantiere centralissimo di Mestre, un cantiere privato, poco lontano se non addirittura dentro l'area del Castelvecchio, cioè l'ospedale, è stata trovata un area archeologica eccezionale: una palizzata medievale, poi, scendendo, una palizzata romana e, ancora più giù, cosa rara, quel che restava di una tragedia».

«Una piena del Marzenego che aveva distrutto un abitato del Neolitico, trascinando con sé tutto. Abbiamo trovato anche un uomo, che si presume dormisse al momento della piena, con i reperti che si trovavano nella capanna».

Una dettagliata ricostruzione della scoperta ci sarà in un altro prossimo convegno.

(Fonte: Il Gazzettino - La Nuova)

 

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  CHIOGGIA (VE) Le chiuse di Brondolo vanno restaurate, non demolite (14.10.2004)

Le antiche chiuse di Brondolo dovrebbero essere restaurate, anziché essere eliminate, così sostiene Riccardo Cappellozza fondatore del Museo della navigazione interna di Battaglia

"Recatomi sul posto, per visitare la vecchia conca di connessione tra il Brenta e la laguna ho potuto constatare l'estremo degrado regnante fra le due grandi porte idrauliche in ferro, che venivano aperte e chiuse per consentire ai burchi da trasporto di superare il dislivello tra il fiume ed il mare.

Nell'acqua stagnante e nauseabonda c'è di tutto: bottiglie di plastica, sacchetti, pezzi di polistirolo, sterpi. Quanto di peggio, per il decoro e l'igiene. La sporcizia, tuttavia - fa notare l'esperto - non dev'essere eliminata ricorrendo all'imbonimento del mandracchio (il canale a livello variabile), bensì grazie ad alcuni elementari accorgimenti idraulici, finalizzati alla creazione di un certo flusso, tra le due porte che rimangono sempre chiuse".

La soluzione più raccomandabile, secondo il conduttore del museo, consisterebbe nel posizionamento di un sifone di collegamento fra l'alveo del Brenta e la conca.

Opportunamente collocato, provocherebbe il ricambio d'acqua ad ogni salto di livello, oppure di marea.

"Si tratta spiega Cappellozza - di un dispositivo semplicissimo, realizzabile in poche ore, il cui buon funzionamento è ampiamente attestato dalla tradizione.

Il museo di Battaglia si pone, ovviamente, a disposizione di chiunque intenda occuparsi della sua corretta collocazione". L'istituzione museale può, inoltre, fornire molti utili ragguagli in vista del consolidamento delle antiche porte e degli interventi sui meccanismi che ne consentivano l'apertura e la chiusura.

"Perfettamente ripulita, con tutte le vecchie macchine manuali ridipinte ed oliate, come se dovessero ancora servire - conclude Cappellozza - la conca potrà certamente rientrare nell'ambito dei percorsi turistico culturali del Clodiense.

Il recupero del mandracchio merita d'essere preso in considerazione pure in quanto si tratta dell'ultimo dispositivo del genere sopravvissuto, tra quelli attivi lungo l'antica via d'acqua che conduceva dalla laguna al sistema di navigazione padano, passando per le analoghe chiuse di Tornova e Cavanella a Po, ora interrate.

L'importanza delle porte idrauliche di Brondolo risulta evidenziato persino dal dettaglio di un affresco che si può ammirare al Palazzo Pitti, di Firenze, nella sala del Mappamondo".

(Fonte: Il Gazzettino)

 

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GENOVA: Progetto Areamedinit - censimento dei siti di archeologia industriale del mare (12.10.2004)

Tonnare, saline, aree portuali dismesse, sono le testimonianze di un passato recente, memoria dell'attivita' produttiva del nostro Paese, che ora diventa oggetto di un censimento e di una catalogazione nell'ambito del Progetto Areamedinit, presentato stamani dal sottosegretario all'ambiente Roberto Tortoli e dal responsabile del progetto Enrico Gurioli, nell'ambito del 44mo Salone nautico a Genova.''L'idea dell'individuazione dei siti di archeologia industriale del mare - ha spiegato Tortoli - nasce dalla necessita' di conservare la memoria del Mediterraneo e deve portare ad una piu' accorta e consapevole riflessione sull'utilizzo della costa''.

I primi passi di questo progetto vedono la costituzione di un comitato tecnico di specialisti per individuare una metodologia che assicuri la salvaguardia della memoria di questi luoghi, ma la catalogazione potrebbe essere il primo passo per arrivare anche ad una fruizione turistica dei siti individuati.

''E' importante sostenere questo progetto - ha proseguito Tortoli - poiche' entra nel merito dell'ambiente di lavoro umano come giacimento culturale, legato all'archeologia industriale del mare e alle attivita' marittime, in stretta correlazione armonica con l'ambiente marino''.

''Il senso di questo censimento - ha concluso Gurioli - e' quello di storicizzare il presente, valorizzare la storia e la tradizione delle varie localita', oltre ad esserne testimone, conservando cosi' la loro specificita' nel tempo''.

(FONTE: VAS - ANSA).

 

 

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  Isola d'Elba: identificato un piroscafo del 1908 affondato tra l'Elba e Pianosa: si tratta della S. Rita (07.10.2004)

L'Associazione no-profit Gravitazero (www.gravitazero.org), che ha come finalità l'individuazione, lo studio, la ricerca scientifica e la valorizzazione di aerei, navi da guerra e mercantili, italiani e stranieri, affondati nel Mar Mediterraneo, ad esclusione di quelli d'interesse archeologico o rilevante valore storico posti sotto la tutela della Sovrintendenza, ha identificato nei giorni scorsi il relitto di un grosso mercantile affondato ad una profondità di circa 80 m ad oltre sette miglia dalla costa, nel tratto di mare tra l'Isola d'Elba e Pianosa.

Per il riconoscimento e l'identificazione sono state necessarie diverse immersioni. Il relitto è, infatti, adagiato su un fondale fangoso, che rende facilmente l'acqua torbida ed è ricoperto completamente da ostriche, anemoni gioiello e spugne incrostanti che nascondono la maggior parte delle strutture della nave.

Contemporaneamente alle immersioni sono stata effettuate le ricerche storico documentali per individuare informazioni utili per l'inquadramento del periodo storico e della reale tipologia di nave. Ogni particolare che si poteva rivelare utile per il riconoscimento è stato fotografato e verificato con le informazioni storiche.

Il prezioso contributo proveniente dalle immagini ROV di Frank LECHNER e la grandissima esperienza in storia marittima e navale di Giorgio SPAZZAPAN, Presidente dell'Associazione Aldebaran di Trieste, ha permesso di confermare le ipotesi formulate.

Si tratta della S. Rita, un grosso mercantile di 5162 tonnellate di stazza lorda, circa 116 m di lunghezza per 16 di larghezza, che ha cambiato spesso nome ed armatore. Varata nel 1908 dai Cantieri Navali Riuniti con il nome di Monginevro, nel 1911 passa alla Società Veneziana di Navigazione a Vapore che gli cambia il nome in Veniero; nel 1932 diventa Boheme per le Industrie Navali S.A. di Genova; successivamente viene ceduta alla Transmediterranea S.A. di Navigazione che gli cambia il nome in Panormus; nel 1939 viene rinominata ancora Veniero per diventare infine S. Rita di proprietà della Ruggero & Merega S.A. e Vittorio De Castro di Genova.

Mai requisita dalla Regia Marina durante i due conflitti mondiali, né iscritta al ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, ha tuttavia subito nel corso della II Guerra Mondiale diversi danni fino al 28 marzo del 1946 quando affonda a causa dell'urto con una mina.

La nave, ad eccezione della prua mancante, si presenta ben conservata ed in perfetto assetto di navigazione

 

Un ringraziamento particolare va a Patrizio Mazzarri del diving Onda Blu di Marina di Campo (www.ondablu.it), che ha fornito un valido supporto logistico e un'adeguata assistenza durante l'immersione.

Gravitazero è costituita da un team di subacquei, costituito da geologi, biologi marini, informatici e appassionati di storia navale, provenienti dal Lazio e dalla Toscana, che seguono il sistema d'immersione DIR - Doing It Right, metodo sviluppato dai subacquei del WKPP (Woodville Karst Plain Project) nei sistemi carsici del nord della Florida ma ben applicabile anche all'immersione sui relitti.

Componenti del gruppo: Alberto Baldazzi, Roberto Contu, Enrico Corona, Davide De Benedictis, Renzo Gemignani, Claudio Provenzani, Elena Romano, Andrea Tarlati.

(Fonte: Gravitazero - Elena Romano earth@gravitazero.org)

 

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  BAIA (NA): I.C.R.: continua la sperimentazione per il restauro delle strutture architettoniche sommerse (6.10.2004)

Dal 1 al 30 settembre 2004 si è svolto a Baia (NA), in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le Province di Napoli e Caserta, il terzo cantiere dell'Istituto Centrale per il Restauro, avente per tema la sperimentazione di materiali, tecniche e strumenti per il restauro delle strutture sommerse. Dopo l'intervento pilota di Torre Astura (Roma) del 2001, nel 2003 gli interventi conservativi erano stati rivolti ad un ambiente pavimentato a mosaico della c.d. Villa a Protiro di Baia. Quest'anno, dopo aver controllato i risultati del lavoro già fatto e dopo piccoli interventi di perfezionamento, si è scelto un settore della Villa dei Pisoni.

Sono stati restaurati e consolidati un mosaico pavimentale a tessere bianche e una porzione del porticato con semicolonne in laterizio del lato corto del giardino della Villa. La Ditta Officine Maccaferri S.p.A. ha offerto gratuitamente il geotessuto Terram® 2000 e 4000 per la copertura delle strutture da proteggere in situ.

(Fonte: ICR)

 

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ROMA: il codice dei beni culturali si può correggere (3.10.2004)

In un convegno organizzato dall'Università Cattolica di Milano dedicato a Sulla città, oggi - I beni culturali in Italia dopo il codice Urbani, il ministro per i beni culturali Giuliano Urbani ha ricordato che il testo è aperto a correzioni e suggerimenti che potranno essere inviati ancora per molti mesi.

Questo codice è nato dalla necessità di fare fronte ad un testo unico colabrodo».

Tutti gli enti, dalle Regioni alle Comunità Montane, così come le istituzioni interessate, ha ripetuto il ministro, possono quindi presentare eventuali soluzioni tecniche diverse».

(Fonte: L'Unità)

 

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ROMA: un tg dei beni culturali (1.10.2004)

In attesa che la Rai si decida ad avviarne uno proprio, da luglio il ministero dei Beni culturali ha attivato insieme all'Ansa un telegiornale culturale di tre minuti che va in onda settimanalmente su alcune televisioni locali (da TeleNorba ad Antenna 3) dando conto dei principali eventi culturali, non solo e non tanto delle grandi città quanto della periferia, spesso trascurata se non del tutto ignorata.

A Viale Mazzini è da tempo che si parla del progetto di un tg con contenuti culturali che dovrebbe, andare in onda su Raidue, ma i cui contorni sono ancora vaghi nonostante le numerose sollecitazioni dei Cda che negli ultimi anni si sono succeduti al governo dell'azienda

Il ministro dei Beni culturali, Giuliano Urbani, ha anche deciso di costituire un comitato per la comunicazione culturale con il compito di individuare le migliori strategie e per collegare in modo più efficiente il sistema delle imprese con quello della cultura.

Il comitato è composto da Andrea Kerbaker, direttore del Progetto Italia di Telecom Italia, Gianiuca Comin, direttore della comunicazione di Enel, Stefano Lucchini, direttore ddllc relazioni esterne di Banca Intesa, Deborah Bergamini, direttore del marketing Rai, Valeria Scattoni di Publitalia, Rosetta Sannelli e Giuseppe Giampauli.

(Fonte: Prima comunicazione)

 

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MONTE ATHOS (Grecia): forse identificata la flotta di Dario (01.10.2004)

I segreti di un'antica armata persiana, affondata a largo delle coste greche 2.500 anni or sono stanno per essere rivelati dai moderni archeologi.

Una team di studiosi greci, canadesi e statunitensi ha appena completato la seconda spedizione per recuperare reperti da 300 navi del Re Persiano Dario, che affondarono in una tempesta a largo della Penisola di Monte Athos, nel nord della Grecia, nel 492 o nel 493 a.C.

Nelle esplorazioni condotte nei mesi di ottobre 2003 e giugno 2004, gli archeologi hanno trovato evidenze di sette navi che affondarono a largo della ripida costa della penisola, dove alcune famiglie di pescatori recuperarono due antichi elmetti di bronzo nel 1999.

Dopo 2496 o 2497 anni, è probabile che la flotta di Dario giaccia sepolta sotto circa 2 metri di fango.

Il direttore della spedizione ha dichiarato che si tratta di una missione ad alto rischio ma con immensi potenziali, specie se dovessero essere scoperti i resti di una triremi, la classica nave da combattimento che diede la supremazia marittima ad Atene nella battaglia di Salamina del 480 a.C.

"Nessuno ha mai trovato una triremi - ha aggiunto - si tratta di un'imbarcazione che ha scritto la storia, ma vi sono ancora molte questioni irrisolte al riguardo".

Secondo studi e ricostruzioni accurati, le triremi portavano navigatori e rematori, ed erano lunghe 37 metri, con solidi rinforzi di bronzo.

In battaglia, tre file di rematori si allineavano su entrambe i lati della barca. Con un equipaggio completo di 170 marinai, la triremi poteva raggiungere la velocità di 10 nodi.

Malgrado la flotta di Dario fosse sotto il controllo persiano, i persiani non erano navigatori e la maggior parte delle loro navi erano state sequestrate alle città greche occupate.

Il sito dove fecero naufragio è quasi un'anomalia geografica: una fossa marina profonda circa 1.100 m. che risale bruscamente fino a raggiungere il picco del Monte Athos, circa 2033 metri sul livello del mare.

Fino ad ora gli archeologi hanno raggiunto la profondità di 600 metri, usando un piccolo robot a controllo remoto, che invia immagini del fondale marino alla nave che lo controlla dalla superficie.

(Fonte: Veneto Archeologico)

 

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