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NEWS 04-02

Notizie ed avvenimenti di febbraio 2004

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VENEZIA: il saggio "Archeologia e Monasteri nella laguna di Venezia" - Ricerche nell'isola San Giacomo in Paluo (26.02.2004)

Curato del prof. Sauro Gelichi dell'Università Cà Foscari di Venezia, il saggio è frutto delle ricerche effettuate grazie al contributo del Magistrato alle Acque di Venezia, (Consorzio Venezia Nuova), della Regione Veneto e alla collaborazione della Soprintendenza Archeologica per il Veneto, e dell'associazione ambientalista VAS.

Il contributo scientifico ha lo scopo di divulgare le ricerche avviate nell'isola dl San Giacomo in Paludo dal 2002.

Si è appurato un passaggio da ospizio a monastero verso la metà del XIII secolo, da monastero femminile a convento maschile nel XV secolo, per arrivare all'uso militare dell'isola: XIX e XX secolo.

Un'attenta analisi del reperti ceramici scoperti nell'isola di San Giacomo in Palude, provenienti dalle stratigrafie indagate durante le campagne di scavo del 2002, evidenzia una presenza di un considerevole numero di forme e tipologie collocabili cronologicamente tra il XIII e XVII secolo con una forte presenza di materiali ascrivibili tra il XVI e il XVII secolo.

Le valutazioni sui depositi da cui provengono i materiali ceramici datati ad età greca e romana rinvenuti in passato hannno permesso di escludere qualsiasi ipotesi di presenze antropiche nell'isola precedenti al XII secolo.

(FONTE: Gazzettino di Venezia, Università di Cà Foscari, prof. C. Beltrame)

 

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VENEZIA: bombe austriache in Canal Salso (24.02.2004)

Grazie ad una eccezionale bassa marea sono affiorati alcuni ordigni che, con ogni probabilità, risalgono al periodo dell'insurrezione di Venezia nel 1848.

Il rinvenimento è stato fatto nei giorni scorsi da alcuni dipendenti della cooperativa Venice by Boat.

In uno dei normali viaggi tra Mestre e Venezia alcuni dipendenti della cooperativa si sono accorti di qualcosa vicino all'argine, parzialmente sommersa.

Raggiunta via terra la zona hanno trovato, adagiate sul fondo, alcuni ordigni a pallone sistemati uno vicino all'altro.

Avvertiti i Carabinieri della stazione di Mestre questi hanno provveduto successivamente ad avvertire gli esperti del nucleo subacqueo della Soprintendenza archeologica di Venezia.

Stando alle prime indagini effettuate in loco potrebbe trattarsi di palle da cannone che nelle giornate dell'insurrezione veneziana del 1848 sarebbero state usate dagli austriaci per il bombardamento su Forte Marghera e gli insorti in terraferma, prima; (la stessa Venezia, poi).

Subito dopo la segnalazione, sul posto si sono recati i militari dell'arma di Mestre ed una squadra di artificieri del 5° Reparto Artiglieria dell'Esercito che ha preso visione dello stato degli ordigni conservatisi per quasi 160 anni per decidere se bisognerà farli brillare o se potranno essere conservati.

(Fonte: Il Gazzettino)

Nota: P. Ginsborg a pag. 39 in "Venezia 1848-49 La rivoluzione e la difesa" Comune di Venezia cita: "... Ma i Veneziani si resero conto ben presto che le palle di cannone facevano relativamente poco danno perché, a differenza dei proiettili moderni, non esplodevano, ma la loro azione distruttiva consisteva nell'effetto combinato del peso e della velocità ... ".
Pertanto le palle, qualora siano cariche di esplosivo, dovrebbero essere più recenti.

 

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S. MARIA DEL MARE (VE): rinvenuti sommersi dal fango due teschi (17.02.2004)

Due teschi, riferibili probabilmente alla seconda metà del '700 sono stati trovati nelle secca della località Santa Maria del Mare nel litorale di Pellestrina.

Il rinvenimento è avvenuto nella località chiamata localmente "Campaniletto" dove si tramanda che un piccolo borgo sia andato sommerso con tanto di cappella e cimitero.

Non sono infrequenti ritrovamenti di ossa in quanto la corrente spesso li riporta in superficie.

I due teschi ritrovati ora sono stati sottoposti all'esame del C14.

(FONTE: Il Gazzettino)

 

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LONDRA: ritrovata la Beagle - la nave di Darwin sotto 4 metri di fango (16.02.2004)

Il celebre brigantino con cui il naturalista inglese Charles Darwin aveva fatto nel 1831 il giro del mondo (durato fino al 2 ottobre 1836) e da cui era scaturita la teoria dell'evoluzione delle specie era scomparso dopo essere stato riportato in Gran Bretagna.

Ora grazie alle ricerche del professor Robert Prescott della Università scozzese di St. Andrews, con l'utilizzo di una nuova tecnologia radar che consente di individuare un oggetto anche sotto molti strati di fango e di sabbia sembra sia stato localizzato.

Prescott aveva fondato il «Beagle Ship Research Group», una associazione di scienziati, storici e appassionati di eventi marittimi.

Avevano potuto stabilire che la nave era scomparsa più di cento anni fa vicino alla Potton Island, una piccola isola nella regione dell'Essex.

Effettuaste delle ricerche, attraverso il radar si è arrivati alla conclusione che la Beagle si trova sepolta sotto circa 4 metri di fango accanto ad un antico molo lungo il fiume Roach che sfocia appunto sulla costa orientale dell'Inghilterra distante da Londra poco più di cento miglia.

La nave era stata costruita nel 1820 come brigantino della Royal Navy nei cantieri navali della Royal Dockyard di Woolwich. Aveva 27 metri di lunghezza, era dotata di dieci cannoni. Dopo alcuni anni di servizio e di partecipazioni ad importanti battaglie, era stata adibita a perlustrazioni sotto il comando del capitano Robert Fitzroy.

Successivamente era entrata a far parte delle unità di sorveglianza alle coste britanniche per attività di contrabbando.

Nel corso di questa sua carriera era stata adoperata anche per viaggi transatlantici, come quello effettuato dallo stesso Darwin.

Nel 1870 l'Ammiragliato ne aveva ordinato l'abbattimento ed era stata venduta all'asta per la somma di 525 sterline ad una società commerciale la Murray and Trainer che ne aveva asportato alcune parti.

Ma lo scafo e il resto della parte inferiore della Beagle erano rimaste arenate tra le sabbie costiere dell'Essex nel sud est dell'Inghilterra.

(FONTE: La Repubblica)   

 

 

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VENEZIA MESTRE - materiale preistorico in via Manin (10.02.2004)

A poco più di quattro metri sotto il livello stradale a Mestre sono stati ritrovati frammenti ceramici, ossei, lignei dell'età del bronzo, tra tre e quattromila anni fa.

Siamo in via Manin ad un passo da piazza Ferretto in pieno centro di Mestre.

Non è che l'ultima scoperta in ordine di tempo: qualche settimana fa in via Tassini, vicino a viale S. Marco, uno scavo ha restituito l'area marginale di un sito romano con stratigrafia.

In via Manin è prevista la realizzazione di alcuni garage in profondità. Si trova in un'area a ridosso di piazza Ferretto pertinente alla seconda cinta muraria del castello di Mestre.

«È presto per trarre delle conclusioni - dice Francesca Bressan, responsabile dello scavo - le analisi specifiche, dai pollini al radio carbonio 14, alla dendrocronologia, sono ancora da effettuare ed è impossibile allo stato attuale dare una datazione precisa alla situazione che lo scavo fotografa. Ma è indubbia la presenza di materiale dell'età del bronzo che risulta inframmezzato ad una palizzata a sua volta coperta da alberi indubbiamente travolti da una alluvione».

«Quest'area in antico era sicuramente soggetta a canali e canalizzazioni delimitati da filari di alberi. Qui vicino scorre il Marzenego Osellino. Quel materiale preistorico potrebbe essere stato trasportato da una alluvione».

E' allora importante capire quando questa alluvione è avvenuta e da dove ha preso quello strato dell'Età del Bronzo.

(Fonte: Il Gazzettino)

 

 

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