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Il Legno Impregnato

Criteri e tecniche volte al restauro conservativo del reperto

materiale divulgato al Convegno "Il restauro del Mare - Recupero e conservazione del legno" Venezia Centro Culturale Zitelle

4 dicembre 1999, a cura del Club ARKE'

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Dopo il recupero dei legni sommersi, le metodiche con le quali intervenire per la conservazione dei reperti possono essere differenti, in relazione allo stato di conservazione del reperto, alle sue dimensioni, ai tipi di essenze che lo caratterizzano.

Con le vestigia di scafi ci si trova di fronte ad un'enorme quantità di legno, in massa e volume, che deve essere trattato. Inoltre per la costruzione dello scafo é necessario effettuare un riassemblaggio che risulta assai complesso data la varietà di essenze presenti nel loro differente stato di conservazione.

Quale che sia il metodo usato per il consolidamento, é necessario rispettare sia le caratteristiche dimensionali dei vari pezzi costituenti lo scafo, sia la loro superficie in grado di conservare tracce di lavorazione, dando così la possibilità di risalire alle tecniche costruttive adottate ed eventualmente seguirne il processo evolutivo nelle varie epoche.

In genere, i legni impregnati in acqua pongono numerosi problemi di carattere conservativo; se venissero essiccati all'aria, senza particolari trattamenti, le dimensioni, la forma e i dettagli superficiali risulterebbero del tutto distorti.

Allo scopo di effettuare un trattamento consolidante delle varie parti lignee, costituenti l'imbarcazione originaria, tale da permettere un successivo riassemblaggio, é necessario effettuare preventivamente un controllo delle variazioni dimensionali in senso longitudinale, trasversale e radiale che il reperto potrebbe subire in relazione al tipo di legno e alla metodica di consolidamento.

Inoltre nel trattamento con sostanze consolidanti, l'impregnante dovrebbe poter essere rimosso facilmente, qualora si verificasse la necessità di trattare il reperto con un diverso e più idoneo materiale.

Come é già stato detto precedentemente, non é possibile effettuare un processo di semplice essiccazione del reperto. Nel corso del tempo sono state utilizzate tecniche diverse di essiccazione: liofilizzazione (Freeze Dryng), essiccamento in fase supercritica (Super Critical Dryng).

E' stato inoltre usato il diossido di Carbonio, in forma di fluido supercritico.

Per il consolidamento e la conservazione degli scafi sono necessari tempi più lunghi e vengono usate sostanze chimiche che non determinano variazioni nelle dimensioni originali del reperto trattato.

Esse hanno inoltre scarsa tossicità sia durante il trattamento che nella fase espositiva. Vengono introdotti particolari monomeri e avviene una successiva polimerizzazione con radiazioni gamma; l'inibizione con soluzioni zuccherine ad elevata concentrazione e a temperatura superiore a 60° C; il trattamento con soluzioni acquose di Polietilenglicoli (PEG) a vario peso molecolare, da 200 a 4000, a varia concentrazione e temperatura.

Questo tipo di procedimento, utilizzato per nebulizzazione o per impregnazione, seguito da essiccamento o liofilizzazione, richiede tempi molto lunghi e costi notevoli.

Altrettanto costosa e la fase conservativa, dal momento che le condizioni di temperatura e umidità devono essere tenute sotto strettissimo controllo.

Nonostante i tempi e i costi impiegati, non sempre i risultati sono del tutto soddisfacenti.

La buona resa del trattamento dipende dal tipo di legno che viene trattato (taxon, tipo di degrado, grado di desalinizzazione raggiunto, efficacia del trattamento battericida e antifungino) e dalla tecnica conservativa adottata.

Una nuova tecnica di disidratazione - in grado di conferire al materiale trattato proprietà analoghe al trattamento di liofilizzazione - è quella sperimentata dai due laboratori di LMTAI (Univ. La Rochelle) e Contento Trade, coordinatore del progetto Craft West "Wood Exploitation by using Starch Impregnation and DIC Technology".

Lo studio e la messa a punto di questa nuova tecnica di restauro del legno archeologico prevede un'impregnazione del legno stesso con amido, un consolidamento tramite la metodologia Arke ed infine un'essiccazione.

Tale metodologia, che restituisce il reperto archeologico a dimensioni e colori reali, con tempi e spesa concorrenziali con tutti gli altri metodi di restauro attualmente sul mercato, potrà essere applicata per l'ideale esposizione degli oggetti restaurati in un ambiente consono.

 

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