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ARCHEOLOGIA DELLA LAGUNA DI VENEZIA

Interessante giornata di studi " I Greci in laguna" promossa alla Fondazione Cini di Venezia per iniziativa del Prof. Lorenzo Braccesi dell'Università di Padova in collaborazione con la soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto.

di Graziano Tavan

pubblicata su "Veneto Archeologico" nel numero di Gennaio - Febbraio del 1999

Antenore non fu solo. Il mito dell'eroe troiano approdato in lagulna e fondatore di Padova prende forma giorno dopo giorno dai ritrovamenti archeologici in laguna.

Prima i micenei, poi gli etruschi e i greci: per secoli la laguna è stata il terminale di intensi traffici commerciali che risalivano in nave l'Adriatico o scendevano dal centro e nord Europa lungo i fiumi e i percorsi carovanieri. E' bastato alzare il coperchio della soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto per scoprire un mondo tutto nuovo, per certi versi inaspettato: duemila anni prima di Venezia, mille anni prima dei romani, la laguna era già vivace e frequentata, come è emerso dall'interessante giornata di studi "Igreci in laguna", promossa alla Fondazione Cini di Venezia per iniziativa del professor Lorenzo Braccesi dell'università di Padova in collaborazione con la soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto.

"Se finora è mancata una lettura critica del materiale emerso dalla laguna e dalia città di Venezia", spiega il soprintendente Luigi Malnati, non è perché manchino le pubblicazioni degli scavi, ma piuttosto perché la maggior parte dei reperti proviene da recuperi occasionali e sporadici, ad opera di benemeriti appassionati e ispettori onorari". La laguna, non dimentichiamolo, è un ambiente di ricerca particolare, come sottolinea Luigi Fozzati, responsabile del nucleo di archeologia subacquea del Veneto: "Fare ricerche in laguna è estremamente difficile, soprattutto per la forte antropizzazione che impedisce ricerche estese e in profondità. Finora conosciamo sitj dal neolitico al XVII sec.d.C., rna nella distribuzione dei ritrovamenti c'è una sproporzione tra quelli emersi in laguna nord (molto diffusi) e quelli in laguna sud dove l'intervento dell'uomo (specie conil canale dei petroli) ha pregiudicato la conservazione dei siti archeologici" .

Molti dei materiali ritrovati sono perlopiù sporadici. Provengono da lavori di sterro e ripulitura dei grandi canali lagunari. Molti reperti risalgono addirittura all'800, e di alcuni trovati nel '700 abbiamo solo le relazioni di descrizione.

"La laguna nord è la più ricca di ritrovamenti ed è legata all'area di Altino", interviene Maurizia De Min, archeologo della soprintendenza ai Beni architettonici di Venezia. "Quella sud è invece collegata all'area di Padova. E comunque attestata una via endolagunare che rappresentava una specie di scorciatoia via acqua della via Popilia costiera e della strada Adria, Lova, Campagna Lupia. Era la più veloce per arrivare ad Altino senza passare dalla terraferma".

Oggi è possibile disegnare una mappa dei ritrovamenti in laguna. Fusina ha restituito i materiali protostorici più interessanti: ceramica attica della fine del VI-V sec. a.C. e due bronzetti etruschi (o vicino alla produzione etrusca).

Dall'insediamento di San Leonardo in Fossa Mala provengono frammenti di ceramica greca, attica, del V sec. (almeno un centinaio), per la maggior parte crateri. Mancano invece le kylix.

Torcello è area particolarmente ricca e problematica: a San Pieretto le scoperte più interessanti con bronzi protostorici (trovati alla fine dell'800). Ma soprattutto ci sono gli oggetti che oggi costituiscono il museo di Torcello: bronzi e ceramiche recuperate durante lo scavo di un vigneto.

Rimane invece un mistero il vaso miceneo integro conservato in museo per il quale si dubita ancora, date le condizioni straordinarie di conservazione, sia stato trovato a Torcello, dove invece, 30 anni fa, sono usciti tre frammenti di ceramica micenea, in corso di studio. Non mancano ritrovamenti di bronzi etruschi, vlllanoviani e paleoveneti: tra questi, un'applique a forma di ariete (VII sec. a.C.), un'ansa di oinochoe etrusca con desinenze a testa di ariete. Statuine di devoto di fattura umbro-meridionale. Statuine di suonatore paleoveneto (Vsec.).

Dietro Torcello, in canal Riga, vicino al canale di San Felice, è stato rinvenuto un frammento di biconico.

Da San Giacomo in Paludo frammenti di ceramica attica recuperati durante la sistemazione delle palanche metalliche a 6 metri di profondità. Erano tutti conservati in un butto.

Da Mazzorbo una testina greca e un'altra cosiddetta "a pallottola" forse etrusca, e una statuina etrusca con

braccia e gambe incrociate: sono tutti materiali sporadici che si sovrappongono ad altri trovati in contesto (ceramica micenea).

"Da Grado ed Aquileia ad Adria", spiega Elodia Bianchin della soprintendenza del Veneto,"siamo di fronte a un'area omogenea per un lungo periodo che va dal XV al VII secolo a.C., al quale appartengono i siti di Pegolotte di Cona e Bojon di Campolongo, Mestre, Campalto, Altino, Meolo, Cittanova di Eraclea, Concordia, Caorle: tutti vicino ai fiumi, su rilievi sabbiosi. Si va dalla media età del Bronzo al Bronzo evoluto (XV-XII sec.a.C.) caratterizzati da materiale ceramico (brocche, grandi dolii) e pochi bronzi sporadici del medio Bronzo, asce ad alette (XV-XIV sec.)".

I siti dell'età del Bronzo erano su zone protette, a ridosso di fiumi, facilmente raggiungibili dal mare. Qui i micenei venivano a rifornirsi di metalli: e i molti oggetti in bronzo rinvenuti confermano questa abbondante circolazione di metalli. Ma finora il materiale miceneo in strato non è stato ancora verificato. Poi nel XII sec. cadono i siti con la cultura dei popoli terramaricoli.

Ma la laguna torna ad animarsi nella prima età del Ferro. E' in questo periodo che comincia a imporsi Altino. "Esiste una Altino protostorica (dalla fine del VII secolo alla romanizzazione) ben inserita nel sistema lagunare", conferma Margherita Tirelli, direttore del Museo archeologico nazionale di Allno.

"Lo conferma l'ultima eccezionale scoperta: un luogo di culto. Trovati tre frammenti lapidei di un altare votivo con iscrlzioni in venetico (VII-IVsec.) che provengono dalla zona di un santuario emporico misto articolato in sette aree votive, esterna al limite urbano, e raccordata alle strade Annia, Opitergina e Claudia Augusta". E' lì che sono stati rinvenuti molti bronzetti votivi: rappresentano guerrieri, devoti e cavalieri. Alcuni si riferiscono a tipologie ed esemplari veneti, altri etruscoumbri. E poi punte di lance, ollette, un alare, palette: sono tutti bronzi miniaturistici. "E' il primo complesso votivo protostorico trovato ancora in situ, comprese le fosse votive: lo studio di questo luogo sacro sarà oggetto di un convegno che si terrà a Ca' Foscari nei prossimi mesi".

Il santuario si trova sulla sponda sinistra del canale di Santa Maria, che sbocca in laguna. Il santuario ha un evidente ruolo emporico, collegato alla presenza dell'acqua.

Fu realizzato probabilmente tra il VII e il VI secolo e poi continub fino all'età romana quando assunse un aspetto monumentale con dedicazione a Giove. "E' evidente che questa dedicazione non soppresse nè cancellb la divinità locale alla quale era precedentemente intitolato: quindi con ogni probabilità si trattava di una divinità maschile (visti anche i numerosi ex voto) assimilabile a Giove".

Tutta la ceramica greca rinvenuta ad Altino è attica: si tratta di kylix e skiphoi (per la maggior parte). Ciò non può essere un caso, ma risponde ad esigenze della committenza, visto che è confermato dagli scavi sia in contesto sacro, che funerario o abitativo.

Tutta questa ceramica risale al V-IV secolo a.C.: non c'é ceramica greca del VI secolo. Al V secolo appartengono le kylix a figure rosse, a vernice nera; lo skiphos di tipo attico a vernice; gli skiphoi con civette.

Un solo frammento, finora, con figura umana viene dal santuario alla Fornace, e risale al V-IV secolo. Invece del IV secolo sono gli sklphoi con il ragazzo grasso (un soggetto molto diffuso). Ma chi portava queste ceramiche? Secondo Simonetta Bonomi, direttore del Museo archeologico nazionale di Adria, gli etruschi. "I fornitori, i commerclanti che ad Altlno hanno lasciato solo tazze e coppe per bere (quindi la gente di Altino del V secolo sembra non aver assimilato il sistema egeo del simposlo canonico, con crateri e oinochoe), probabilmente non erano greci, ma etruschi delI'Altoadriatico (adriesi, spinetici). Venivano ad Altino dove sbocca il Piave, che rappresenta uno degli assi di comunlcazione dal centro Europa, da dove provenivano i minerali più importanti dell'antichità". G.T.

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