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Variazione dei livelli marini nella Laguna di Venezia dedotti dai dati archeologici
di E. Canal e S. Cavazzoni (Equipe Veneziana di Ricerca)
pubblicato negli atti del "IV Convegno Regionale FAAV" Quaderni di archeologia del Polesine n. 2 - 1 Settembre 2001 - pp. 122-131
Si ritiene che l'area lagunare veneziana di tipica formazione fluvio-marina, e quindi soggetta a fenomeni di subsidenza. si presti tuttavia ad una ricostruzione dell'andamento dei livelli marini.
L'assunto si basa sulla considerazione che i livelli antropizzati delle varie epoche (databili per via archeologica o mediante radiocarbonio) giacciono sulle superfici abitabili delle contemporanee barene (Favero 1983), ad una quota cioè strettamente legata all'escursione di marea.
Strutture di tipo abitativo, pubblico-amministrativo e cultuale venivano evidentemente costruite su livelli esenti dagli allagamenti delle alte maree, mentre gli edifici portuali ed in particolare quelli di alaggio giacevano a quote poco superiori al livello medio marino.
L'abbassamento del suolo che ha interessato l'area lagunare, nel periodo in esame, è risultato da precedenti studi (Gatto, Carbognin 1981) dovuto al duplice processo di subsidenza ed innalzamento marino.
Il tasso di subsidenza medio calcolato su dati geologici per gli ultimi 2000 anni (prescindendo dal rapido abbassamento dovuto all'estrazione di acque dal sottosuolo nel periodo 1930-70) è risultato di circa 0,4 mm/anno per l'area veneziana.
In questo studio si sono utilizzati i livelli dei siti archeologici lagunari e il riferimento a due stazioni archeologiche della costa triestina, (di un'area cioè ritenuta stabile nel periodo in esame) per calcolare eventuali tassi di subsidenza diversi da luogo a luogo.
Determinati i tassi di subsidenza si sono ricostruiti i livelli marini basandoli anche su documenti di archivio, riferimenti storici e letterari che tuttavia vengono citati soltanto laddove i dati numerici risultino scarsi.
Considerazioni metodologiche
Si sono determinate le quote dei livelli dei siti archeologici con riferimento al caposaldo della rete altimetrica dello Stato "Genova 1942" portata a Venezia dal'I.G.M. nel 1968 e coincidente a meno di un cm. con il l.m.m. di Venezia nel periodo 1964 - 73 (S. Cavazzoni. 1977).
Delle più di cento stazioni archeologiche lagunari (E. Canal 1998) non tutte hanno potuto tuttavia essere utilizzate.
In molti siti la situazione al momento del rinvenimento o la successiva evoluzione del sito stesso, rendevano evidente l'avvenuta o ancora presente variazione dei livelli di giacitura per effetto di fenomeni di "scivolamento" degli strati interessati dal deposito archeologico.
Il caso più eclatante si è verificato a S. Leonardo in Fossa Mala dove i livelli delle fondazioni e dei pavimenti della chiesa e del monastero benedettino dell' Xl sec. sono stati soggetti a grandi sconvolgimenti causati dal moto ondoso generato nell' adiacente cosiddetto "canale dei petroli" scavato negli anni '60.
Nel 1975 infatti il piano di calpestio della chiesa era inclinato verso il canale di 3 &emdash; 40 e la profondità massima era di 0.70 m..
Nel 1995 tale profondità era di 2 m. Le fondazioni di un edificio vicino alla chiesa che nel 1975 erano state rilevate a -0,70 m, nel 1995 erano scese a circa 4 m di profondità.
Il fenomeno è stato osservato per oltre vent'anni e sembra consistere di due componenti: a) il dilavamento superficiale della velma ai margini del canale per effetto del moto ondoso e delle maree: e b) lo svuotamento dai limi degli strati di sponda del canale anche per l'effetto della compressione da parte degli strati superiori.
Il fenomeno, anche se non di tale intensità, è riscontrabile in svariate altre stazioni, ove l'azione del moto ondoso non si associa sempre alla presenza di canali profondi.
Sulla base di numerose indagini effettuate anche su altri siti archeologici si può affermare che l'azione erosiva del moto ondoso può determinare una traslazione di livello, attraverso un processo di erosione del terreno d'appoggio e un successivo scivolamento delle fondazioni non ancorate in profondità da palificata, fino ad un livellamento orizzontale ad una quota che nella fase attuale delle ricerche non è quantificabile con precisione (G. Shmiedt, 1972. F. Ricci Lucchi, 1980).
Per evitare di incorrere nel rischio che i livelli presi in considerazione siano stati oggetto di simili processi di abbassamento, sono stati prescelti siti che, in base all'indagine archeologica, non presentano tale inconveniente perché costruiti e mantenuti lontano da margini di riva cioè ben all'interno di aree emerse.
I siti che presentano questa caratteristica sono purtroppo ancora pochi per cui le conclusioni da questi dedotte dovranno in seguito essere confermate alla luce di ulteriori indagini archeologiche.
Un'altra considerazione che si premette all'esposizione di questa ricerca e che potrebbe essere sviluppata in altra sede è il quesito circa le condizioni fisico-ambientali che hanno consentito la formazione dei suoli abitati e la relativa cronologia.
Si formula l'ipotesi che fenomeni di lento aumento del livello marino abbiano provocato la crescita verticale delle barene e che un successivo rapido abbassamento del livello del mare stia alla base della conservazione di questi livelli, i quali conseguentemente avrebbero poi offerto quelle platee emerse dove sarebbero sorti i primi insediamenti di cui qui si parla.
Metodi di indagine e risultati.
Le stazioni archeologiche utilizzate ai fini della ricostruzione dell'andamento delle variazioni del livello del mare negli ultimi 2000 anni sono 18, di cui 2 giacciono sul bordo interno lagunare (Sacca alle Case ed Altino), 6 sono localizzate nella laguna nord ove i processi di modificazione ambientale sembrano dovuti essenzialmente a cause naturali, 10 in Venezia ove, oltre ai siti archeologici di S. Pietro e Cannaregio nord, si sono presi in considerazione i livelli medi dei "porteghi" originali di 5 gruppi di palazzi (bizantini, tardo bizantini, gotici, rinascimentali e settecenteschi) per un totale di 80 palazzi (Dorigo, 1983) e un pavimento della retrocripta della Basilica di San Marco (datata all'829 A.D.) (Dorigo 1983).
Tutte queste stazioni presentano una continuità di frequentazione abitativa o quantomeno di area emersa tale da escludere fenomeni di esteso abbassamento del suolo causati da azioni erosive per abbandono ed alcune (S. Lorenzo scavo II e scavo IV) forniscono una sequenza di livelli abitati che coprono un arco di tempo di più di mille anni (Canal et alii 1989).
Le sequenze dei livelli sono costituite da piani pavimentati o di calpestio di uso abitativo e, talora, da piani di approdo, di battigia e di riva.
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Al problema della determinazione del franco altimetrico è stata dedicata una speciale attenzione sia con varie ed appropriate misure dirette sia utilizzando informazioni provenienti da documenti d'archivio o da antichi progetti di fabbriche e ponti nella città di Venezia.
In particolare per l'epoca romana tardo-antica si sono utilizzati i dati degli scavi stratigrafici effettuati nell'isola di S. Lorenzo di Ammiana (laguna nord) in cui sono contemporaneamente presenti livelli abitativi, di alaggio e di battigia.
La battigia è quella fascia di riva inclinata di circa 8° soggetta all' escursione di marea e in cui si distribuisce il "bittium reticulatum".
Attribuendo ai livelli medi delle strutture di alaggio per barche la quota di 20 cm, ancora attualmente in uso, il livello medio della fascia di "bittium reticulatum" è risultata coincidente col livello medio mare, come d'altronde risulta ancor oggi da varie misure effettuate in laguna.
Rispetto a questo livello le quote dei piani di calpestio esterni e i piani abitativi sono risultati rispettivamente di cm 130 e cm 150 circa.
I valori assunti sono stati confermati da livelli di riva (rinforzi lignei di antiche sponde di canali realizzate in vimini intrecciati), strutture di saline, peschiere, etc.
Questi valori di franco altimetrico sono risultati validi anche per l'epoca medioevale avendo proceduto con lo stesso metodo sui livelli degli scavi stratigrafici di Venezia Cannaregio, San Giobbe, San Pietro di Castello e nelle isole lagunari di Murano, Mazzorbo, palude di Burano, etc.
Per l'epoca moderna (sec XVIII) si sono utilizzati i segni della lettera "C" rappresentante il livello di "comune alta marea" incisi alla fine del secolo XVIII sulle murature esterne di palazzi e abitazioni prospicienti i canali di Venezia.
Un centinaio di misure, di cui 20 sono relative a costruzioni del secolo XVIII, forniscono per i pavimenti dei "porteghi" un valore molto vicino a quello proposto di cm 150.
Un primo fondamentale confronto tra livelli abitativi lagunari coevi di epoca romana lungo la direttrice che va dal bordo interno lagunare al litorale ha consentito di quantificare i diversi tassi di "sprofondamento".
Dal profilo altimetrico di tali siti pressoché coevi risultano variazioni di profondità tanto maggiori quanto più spesso è lo strato di sedimenti olocenici ("recenti") sottostante, cioè al di sopra del livello del caranto (Favero 1983), ad eccezione del sito posto sulle sabbie litorali, suoli dotati di scarsa comprimibilità.
Si sono rilevate differenze dei tassi di sprofondamento di 0,6 mm/anno tra bordo interno e centro lagunare e di 0,2 mm/anno tra bordo interno ed esterno che sono state attribuite alla diversa "subsidenza superficiale recente" cioè alla compattazione dei depositi sedimentari di diverso spessore e compressibilità in condizioni di carico dovuto alle antiche edificazioni.
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Poiché in corrispondenza dei siti sul bordo lagunare il caranto affiora o si trova a piccola profondità si ritiene che lo sprofondamento quivi sia da attribuirsi ad una eventuale "subsidenza profonda" cioè relativa agli strati sottostanti il caranto (e forse comuni all'entroterra lagunare) oltre che naturalmente all'innalzamento del mare.
Per quantificare il valore di tale "subsidenza profonda" si sono confrontati i livelli dei siti di bordo lagunare con livelli coevi di due stazioni archeologiche sulla costa triestina, che per l'arco di tempo in esame è considerata "stabile", porto Cavana di Trieste e una villa romana di Barcola, dotate di precisi riferimenti altimetrici (Maselli Scotti 1994; Puschi 1896-97).
Dal confronto è risultata una differenza di livello di circa 40 cm in circa 2000 anni corrispondenti ad un tasso di subsidenza intorno a 0.2 mm/anno.
Nell'ipotesi di un andamento lineare nel tempo della subsidenza, al fine di ricostruire l'andamento dei livelli marini si sono quindi applicati alle quote dei 40 livelli lagunari della Tavola I (qui non riportata) coefficienti di subsidenza pari a:
0.2 mm/anno per le stazioni di Sacca alle Case ed Altino poste sul bordo interno lagunare.
(0,2+0.6) mm/anno = 0.8 mm/anno per le 8 stazioni poste a distanza intermedia tra bordo interno ed esterno (Motta S. Lorenzo, S. Cristina, Torcello e S. Erasmo).
(0.2+0.2) mm/anno = 0.4 mm/anno per la stazione di Lio Piccolo situata sulle sabbie dell'antico litorale.
Per l'area veneziana, che tra gli anni '30 e '70 è stata soggetta al rapido abbassamento di circa 10 cm di quota per estrazione di acqua dal sottosuolo, si è calcolato un tasso di subsidenza che prescinde da tale fenomeno confrontando i livelli veneziani, aumentati di 10 cm, con livelli coevi di S. Lorenzo in laguna nord.
Ne è risultato un coefficiente medio di 1.2 mm/anno per i palazzi ed altri edifici di grande mole e di 0,8 mm/anno per le aree soggette a carico ridotto.
Dalle quote di giacitura attuali si sono cioè dedotti i livelli marini delle varie epoche secondo l'equazione:
livmt = liva - fr.al + coeff.sub x t
con: livmt = livello medio marino al tempo
liva =livello di giacitura
fr.al = franco altimetrico proprio
coeff. sub = coefficiente di subsidenza proprio
t = tempo trascorso sino ad oggi.
Con i livelli così elaborati si è costruito il grafico dell'andamento temporale dei livelli marini in cui, nei periodi più scarsi di dati, si sono riportate anche sei citazioni di documenti di archivio indicate con Dn, ove n 1 ... .6.
I dati sono stati elaborati per ottenere una rappresentazione sotto forma di Q-spline.
Una conferma dell'andamento oscillatorio dei livelli marini viene anche dal grafico degli spessori degli strati di riporto rilevati in quattro stazioni: i riporti sono infatti in coincidenza temporale con gli innalzamenti marini ed i periodi di persistenza di quota dei suoli abitati con le fasi di stabilita' o abbassamento.
Nel grafico si rileva anche una costanza relativa agli spessori di riporto dell'ordine di 30 - 50 cm (Bonardi et alii, 1999).
Una conferma parziale, in quanto relativa ad un periodo di soli tre secoli e mezzo, proviene anche dagli scavi di Concordia Sagittaria posta sul bordo dell'antica laguna di Caorle (V Gobbo 1966, comunicazione orale).
Infine per inquadrare lo studio in un più ampio contesto e per un utilizzo dei dati archeologici anche preistorici, ci si è proposti di elaborare anche un grafico rappresentante un possibile andamento qualitativo del livello dcl mare per un periodo di 7000 anni.
Gli inputs consistono nella presenza più o meno diffusa di siti dotati di reperti, principalmente nell'area perilagunare di Altino, ma anche di siti isolati nella laguna nord ed in Venezia stessa (palazzo Coccina Tiepolo e Fondaco dei Turchi) (Canal, 1998).
Ai numerosi reperti consistenti in punte di freccia, raschiatoi. grattatoi, pugnali del Vl-V millennio a.C. (neolitico) seguono parziali presenze di manufatti intorno al 3500 a.C. ed al 1500 a.C. per poi passare ad una consistente presenza di reperti soltanto in epoca paleoveneta, VI-II sec a. C., rappresentati anche da ceramiche di importazione (attica) testimonianti traffici commerciali marittimi in atto.
Nell'ipotesi che ad insediamenti diffusi corrispondano bassi livelli marini, ad insediamenti sporadici, spesso su dossi, livelli marini intermedi e alle cesure insediative alti livelli marini si è costruito il grafico in figura 3.
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Bibliografia
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