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I foraminiferi svelano l'età della laguna

Rinvenuti nel sottosuolo del Tronchetto, dell'arsenale, di Piazza san Marco, consentono di studiare il passato più lontano

di Rossana Serandrei Barbero - Ricercatrice del Cnr - pubblicato su "Il Gazzettino" di Venezia - 25 febbraio 2002

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È di questi giorni il ritrovamento in laguna di un Miliammina fusca, un piccolo foraminifero di ambiente lagunare che predilige i terreni posti 25-30 cm sopra al livello medio del mare, in acque preferibilmente poco salate.

Il suo ritrovamento avvenuto durante un sondaggio esplorativo eseguito dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto presso S. Leonardo in Fossa Mala, fornisce qualche nuova indicazione su questo antico insediamento, ci dice dell'esistenza di una barena alta 25-30 cm sui livello medio del mare, oggi sepolta a circa 2.40 m sotto al livello del mare e ci conferma la presenza, in quell'area lagunare, di un antico ramo del Brenta e delle sue acque dolci.

I foraminiferi sono organismi viventi sulla terra da 500 milioni di anni e, quindi, da ben prima dell'uomo.

Le loro dimensioni sono microscopiche e il loro organismo è formato da una sola cellula.

La durata della loro vita è di alcune settimane o di alcuni mesi, ma posseggono la caratteristica di secernere un guscio che, come lo scheletro dei mammiferi, si conserva nei sedimenti dopo la loro morte; e questo li rende degli insostituibili indicatori degli ambienti del passato, anche del più remoto.

Essi abitano oggi, come milioni di anni fa, il fondo di tutti i mari della terra con un'abbondanza pari a migliaia di individui per metro quadrato e questi individui sono di specie diverse secondo le caratteristiche di temperatura, salinità, profondità, quantità di nutrienti e di ossigeno disciolto, ed altre caratteristiche ambientali dei mari in cui vivono.

Queste loro caratteristiche, con il procedere della conoscenza della loro distribuzione e delle loro preferenze ambientali nei mari attuali, si sono rese preziose per interpretare i sedimenti del passato che, in base alla presenza di talune specie piuttosto che di altre, risultano attribuibili in modo preciso ad acque marine o salmastre di una certa profondità o salinità o con altre particolari caratteristiche.

Le specie oggi viventi in tutti i mari del mondo sono diverse migliaia; nell'Adriatico ne vivono alcune centinaia; in laguna, che, con le sue acque salmastre e le maggiori escursioni termiche, è un ambiente più selettivo, ne vivono alcune decine di specie, tutte ben conosciute, e presenti con un numero altissimo di individui: in una sola manciata di fango del fondo lagunare possono essere presenti migliaia di foraminiferi di dimensioni pari a quelle di un granellino di sabbia, da cui sono distinguibili solo al microscopio.

Le prime descrizioni di foraminiferi risalgono ai naturalisti del XVIII secolo: Linneo nel 1758 fu tra i primi a descrivere alcuni gusci di foraminiferi raccolti sulla spiaggia di Rimini e a intuire la loro importanza per spiegare gli analoghi gusci fossili da lui rinvenuti sull'Appennino.

Le conoscenze di oggi sono, naturalmente, molto più sofisticate.

Le specie più diffuse nella laguna di Venezia sono Ammonia beccarii, Haynesina paucilocula e Cribrononion granosum: la prima, che nelle acque marine costiere non arriva al 30%, raggiunge invece percentuali anche del 90% nelle acque della laguna perché tollera bene la grande variabilità di quell'ambiente; Haynesina paucilocula predilige i fondali fangosi e poco profondi come quelli delle attuali velme e paludi lagunari; Cribronion granosum e in grado di tollerare la mancanza di ossigeno disciolto e quindi in talune aree interne della laguna, prive di circolazione e con scarso ricambio, raggiunge le percentuali più alte, a scapito di altre specie più sensibili.

Altre specie sono ottimi indicatori di particolari ambienti, come, per esempio Trochammina inflata, che, analogamente a Miliammina fusca ha il suo ambiente ottimale sulle barene, ad una quota superiore a quella del livello medio del mare, e che è quindi in grado di segnalare la presenza, nel sottosuolo, di antiche barene oggi sepolte dai depositi lagunari.

È attraverso lo studio di questi microrganismi, e attraverso particolari tecniche che consentono di calcolare l'età del loro guscio, che si riesce a riconoscere gli ambienti del passato ed a inquadrarli cronologicamente.

Per esempio, nel sottosuolo della laguna settentrionale, dell'Arsenale, di Piazza S. Marco, in scavi e sondaggi fatti recentemente da vari enti, sono state riconosciute alcune antiche barene attraverso la presenza di Trochammina inflata.

Attraverso il riconoscimento del primo, più antico livello di sedimenti contenente gusci di foraminiferi e attraverso la loro datazione, in queste località è stata attribuita alla nascita della laguna un'età, rispettivamente, di 5090, 5520, 5570 anni dal presente.

Nell'evoluzione lagunare, sono stati riconosciuti episodi di erosione, di riempimento di canali, di migrazione dei cordoni litorali, tutti quei fenomeni, in breve, che hanno costantemente modificato la geografia dei luoghi, dando alla laguna il suo aspetto attuale.

Oggi, a queste informazioni si aggiunge la segnalazione dell'antica barena su cui poggiarono i primi insediamenti di S. Leonardo in Fossa Lama.

 

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