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Il Lido di Venezia e l'archeologia navale

di Luigi Fozzati

pubblicata su "Lido di oggi Lido di allora " luglio 1995 - n. 11 - pp. 80-81

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Il recente riconoscimento istituzionale (Ministero per i Beni Culturali e Ambientali) e accademico (Università di Viterbo e Venezia) dell'archeologia subacquea anche in Italia come settore disciplinare e operativo autonomo ha favorito lo sviluppo dell'archeologia navale, che in parte si avvale di dati forniti proprio dall'archeologia subacquea.

L'archeologia navale si occupa dello studio dell'attività dell'uomo sull' acqua, ovvero dei mezzi di navigazione, delle rotte, delle attrezzature portuali, del rapporto dell'uomo con l'acqua considerata come mezzo ambientale di comunicazione.

Parlare tuttavia oggi di sviluppo dell'archeologia navale può sembrare quasi anacronistico: l'archeologia navale, l'architettura navale e la storia navale hanno accompagnato ininterrottamente la storia dell'uomo fino quasi a partire dalla sua apparizione sulla faccia della terra.

Tuttavia, la storia dell'imbarcazione ha goduto e gode di poca considerazione nel nostro Paese, dove si contano su una mano sola i musei dedicati esclusivamente a questo importante mezzo di comunicazione.

La verifica in negativo di questa realtà è emersa proprio in coincidenza con l'affermazione dell'archeologia subacquea: i relitti che giacciono sui fondali del Mediterraneo devono attendere scelta, adattamento o costruzione degli spazi necessari ad accoglierli prima di essere recuperati.

Così è ad esempio per il relitto romano del I-II secolo dopo Cristo affondato al largo di Grado e denominato "lulia Felix"; così è per la nave romana di Caorle conosciuta col nome di "Relitto delle Alghe" e datata al II-I secolo avanti Cristo.

Nel panorama dell'archeologia navale italiana si è da qualche anno inserita un'area di ricerca nuova di estremo interesse: il mare del Lido di Venezia.

Ricerche effettuate da singoli subacquei sportivi o da associazioni come il Club Subacqueo San Marco di Venezia confermano la ricchezza dei fondali marini sotto il profilo archeologico non solo navale: le acque conservano anche esemplari di velivoli delle due guerre mondiali, solo in parte recuperati.

La Soprintendenza Archeologica per il Veneto ed il Servizio Tecnico per l'Archeologia Subacquea del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali sono particolarmente lieti di presentare i risultati del lavoro in corso a partire dal fascicolo di quest'anno di Lido di oggi, Lido di allora".

I primi contributi riflettono il carattere interdisciplinare dell'archeologia subacquea: il primo descrive i risultati delle operazioni effettuate sul cosiddetto "Relitto del Vetro" di Malamocco sul fondale marino; il secondo offre i dati archivistici di naufragi.

La prospezione subacquea è infatti solo una fase del lavoro archeologico, spesso preceduta da un accurata indagine d'archivio, più che mai significativa per Venezia, sede di quell'importante avventura mediterranea vissuta dalla Repubblica della Serenissima.

I dati d'archivio sono infatti fondamentali per lo studio delle rotte commerciali, degli scambi, dei tempi di viaggio, dei naufragi.

Purtroppo, la scoperta "cartacea" di un naufragio e delle relative indicazioni geografiche ha comportato recentissimamente lo sviluppo di moderne piraterie internazionali, rese possibili da tecnologie sempre più sofisticate.

Non è il caso del mare di Venezia, almeno per ora, dove tuttavia si registrano forme "artigianali" di recupero illegale di reperti archeologici da relitti di diverse epoche.

I casi che si illustrano vogliono, pertanto essere occasione di riflessione sull'importanza storica dei relitti e invito esplicito a collaborare con le istituzioni pubbliche per la tutela e la valorizzazione di questo particolare patrimonio culturale.

La Soprintendenza Archeologica per il Veneto ha avviato un programma di collaborazione aperto a tutto il mondo del volontariato, grazie al quale oggi il Lido di Venezia può cominciare ad essere considerato area privilegiata per la ricerca archeologica navale.

Del resto tale importanza trova conferma in scoperte del passato, come quella avvenuta nel luglio del 1894 durante lo scavo del porto di Lido, quando un palombaro recuperò a 7 m di profondità sotto il livello del mare - e quindi in gran parte interrati nel fondale - resti di avanzi di antica nave", interpretati forse erroneamente come elementi di una o due galee.

La scoperta fu comunicata dall'Ufficio regionale per la Conservazione dei Monumenti del Veneto al Regio Ministero della Istruzione Pubblica, che si interessò immediatamente della scoperta affinchè i reperti recuperati fossero trasferiti presso il Museo dell'Arsenale.

Tutto il carteggio, oggi conservato presso l'archivio storico della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Venezia in Palazzo Ducale, è testimonianza di un evento, poi purtroppo ridimensionato dall'ufficio veneziano del tempo che trascurò l'importanza dei manufatti lignei recuperati, andati quindi persi: di essi ci restano solo i disegni, ai legni fu negato l'interesse archeologico.

Schizzi planimetrici ed assonometria degli "Avanzi di antica nave trovati nel porto di Lido" nel 1894. I due frammenti di scafo erano lunghi circa 5 metriu, presentavano un doppio rivestimento a fasciame costituito da grosse tavole in rovere.
Una migliore immagine dei manufatti convinse gli studiosi che si trattava di due imbarcazioni diverse non appartenenti alla tipologia delle navi "lunghe". Il doppio fasciame rimanda, infatti, a tipi navali "tondi". (disegni rilucidati da Alain Rosa - STAS)

 

 

 

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