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Ancore antiche dai litorali di Venezia e Caorle
di Carlo Beltrame
pubblicata su "Rivista di Archeologia " XVII - 1993 - Roma - pp.
42-45
L'attività subacquea e la pratica intensa della pesca a strascico (1) lungo i litorali di Venezia e Caorle hanno favorito in questi ultimi anni il rinvenimento di un gran numero di materiali archeologici di età romana, medioevale e moderna.
Tra questi figurano anche ceppi di ancore romane, manufatti ancora non studiati accuratamente, che non hanno ricevuto una degna accoglienza museale, essendo stati raccolti da associazioni di volontariato e da sodalizi di sommozzatori.
Sembra interessante quindi tentare di inquadrare questi rinvenimenti in un contesto storico - topografico allo scopo di evidenziare nuovi elementi per lo studio della navigazione romana lungo le coste nord-adriatiche.
Le zone di recupero dei reperti qui considerati sono antistanti le località di Malamocco, Cavallino, Jesolo e Caorle (tav. I).
A Malamocco non è stata ancora trovata traccia dell'antica struttura portuale menzionata da Strabone (V, 1, 7, 213), sulla cui esistenza tuttavia non sussistono dubbi (2). Il ritrovamento di un'ancora in ferro romana, effettuato a nord-est del moderno faro, potrebbe testimoniare un naufragio avvenuto durante la manovra di entrata nella bocca di porto.
Vanno considerati infatti i ritrovamenti, inediti, di altro materiale di età romana recuperato da pescatori non lontano da questo manufatto (3) oltreché la statuetta, le basette di bronzo e l'ancora di ferro attribuite al c.d. "Relitto del Vetro" (4).
L'entrata nel "porto" doveva presentare non pochi pericoli a causa della presenza di una secca antistante documentata in tutta la cartografia di età anteriore alla costruzione delle dighe foranee. Resti di naufragi di epoca medioevale (5) costituiscono un'ulteriore conferma di questo fatto.
La zona di mare di fronte al litorale del Cavallino, dove sono stati recuperati almeno altri sei ceppi d'ancora, fu probabilmente, grazie alla natura rocciosa del fondale (6), un luogo di ormeggio, quale risulta tutt'oggi dalla cartografia nautica.
Si consideri infatti che la vicina Bocca del Lido doveva permettere l'ingresso di imbarcazioni dirette probabilmente alla zona nord lagunare (7).
Testimonianze di strutture romane lungo questo possibile tragitto sono state scoperte nel Canale di S. Felice in località Tre Porti (8) ed a sud-est di Torcello (9).
Nell'attesa comunque che queste vengano meglio interpretate, rimando alle ipotesi del Bosio e del Rosada circa l'esistenza di un antico porto marittimo di Altino in laguna (10).
I due pezzi provenienti invece da una zona più lontana dalla costa, per la vicinanza di altro materiale e per il fondale certo non idoneo all'ancoraggio, fanno sospettare la loro appartenenza ad un relitto.
Per quel che concerne i quattro ceppi ritrovati di fronte a Jesolo, mi sembra azzardato pretendere di associarli a qualche antico scalo: ricordo comunque che il Rosada pone non lontano da qui il Portus Liquentiae (11).
Due di questi ceppi, recuperati assieme a ceramica romana, lasciano sospettare la loro appartenenza ad un relitto, comunque il fondale roccioso dove sono stati trovati anche gli altri due sembrerebbe particolarmente idoneo come luogo di sosta (12). La provenienza del materiale oggi conservato a Caorle, data la natura dei recuperi, è privo di ogni contesto.
I reperti sono stati raccolti negli ultimi trent' anni dai pescatori (13), dai quali certo non è plausibile pretendere di conoscere il punto preciso del ritrovamento.
Le dimensioni considerevoli di parte del materiale di Caorle e la grande quantità di anfore recuperate lungo il suo litorale (14) suggeriscono un passaggio di imbarcazioni anche di grosso tonnellaggio.
Non ritengo tuttavia di avere elementi sufficienti per affermare che tale traffico toccasse Portus Reatinum (antico porto marittimo di lulia Concordia) o che al contrario interessasse solo i vicini scali a mare della più importante Aquileia (15).
Una recente testimonianza di tali commerci è offerta dal ritrovamento a 12 miglia dalla costa di Caorle di un relitto pressoché integro carico di anfore degli degli inizi del I° sec. a.C. (16).
A conclusione di queste note preliminari e quale contributo ad ulteriori ricerche si fornisce di seguito un catalogo dei pezzi raccolti lungo i litorali di Venezia e Caorle.
La datazione relativa ai ceppi di piombo rimane tutt'oggi molto approssimativamente quella dal II sec. a.C. al II d.C. circa (17), mentre per le ancore in ferro si è proposto un confronto con altri pezzi già datati e pubblicati.
Per ciò che riguarda la tipologia dei ceppi, ritengo che la forma ad estremità appuntite, che accomuna gli esemplari 3-11-17-19, non abbia riscontri in altre zone.
CATALOGO
A - Recuperi zona bocca di porto di Malamocco
1) Impronta di ancora in ferro su concrezione (18). Lung. fusto incompleto cm. 72, largh. tot. marre cm. 50. Sezione ovale. Recuperata ad un miglio dal litorale a m 9 di profondità su fondale fangoso il 29/9/73.
La concrezione che conteneva l'ancora è stata segata a metà per evidenziare l'impronta lasciata dal ferro oramai corroso. Si tratta di un raro esempio di ancora in ferro, priva del ceppo mobile, ed il cui fusto è evidentemente spezzato. Il foro tra le marre è traccia dell'anello di guida che qui doveva alloggiare. È difficile datarla con precisione poiché questa forma venne utilizzata durante quasi tutto l'impero.
Il primo esemplare datato appartiene al relitto augusteo di Comacchio (19) (lung. cm 235). La maggioranza dei ritrovamenti risale però al I sec. d.C., vedi l'ancora di Pompei 20, di Nemi 21, di Fiumicino 22, del relitto Grand Rouveau (cm 298) 23 e quelle del relitto di Marritza (I - Il d.C..) (24) (rispett. cm 290, 310 e 270). Si passa poi al pieno Il sec. col reperto di Magonza (25) fino al III (?) con quella del relitto Villepey (Frejus) (cm 253) (26). Si consideri comunque che tutte, al contrario della nostra, hanno sezione rettangolare.
Rappresentazioni grafiche di tale ancora sono visibili nel Cimitero di Priscilla (27).
2) Ceppo di piombo a perno fisso (28) Lungh. tot. cm. 125, lungh. bracci cm. 54, alt. max. al centro cm. 15, largh. scatola cm. 19,5. Peso kg. 125.
Recuperato nel 1980 a meno di un miglio dal centro abitato di Malamocco a m. 5-6 di profondità.
B - Recuperi di Sergio Trevisan (29) del luglio 1990 a 4 miglia dalla costa in zona Punta Sabbioni su fondale fangoso a m 18 di profondità. Alla distanza di circa 100 metri vennero trovati anche un anello plumbeo d'una vela romana, alcuni frammenti ceramici e una parte d'anfora Lamboglia 2.
3) Ceppo di piombo a perno fisso. Lung. tot. cm 63, lungh. bracci cm. 26 e 28, alt. max. al centro cm. 9, largh. scatola cm. 13. Peso kg. 25.
4) Ceppo di piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 59, lungh. bracci cm. 25, lungh. scatola cm. 9, alt. max. al centro cm. 8, largh. scatola cm. 11,2. Peso kg. 21.
C - Recuperi segnalati di fronte al Cavallino (30).
5) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 88, lungh. bracci cm. 38, alt. max. al centro cm. 10,5, largh. scatola cm. 17. Peso kg. 40.
6) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 85, lungh. bracci cm. 37 e 36, alt. max. al centro cm. 13, largh. scatola cm. 16,5. Peso kg. 53.
D - Recuperi del 1986 di fronte al litorale del Cavallino a m 6-8 di profondità su fondale roccioso (31)
7) Ceppo di piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 74, lungh. bracci cm. 31, alt. max. al centro cm. 9,5, largh. scatola cm. 17. Peso kg. 38.
8) Ceppo di piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 98, lungh. bracci cm. 42, alt. max. al centro cm. 13, largh. scatola cm. 19. Peso kg. 82.
9) Ceppo di piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 71, lungh. bracci cm. 29,5, alt. max. al centro cm 9, largh. scatola cm. 12,5. Peso kg. 29. Spezzato in due parti. E - Recupero segnalato al largo del Cavallino a m 18 di profondità su fondale roccioso nel 198732.
10) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 86,5, lungh. bracci cm. 38 e 37, alt. max. al centro cm. 9, largh. scatola cm. 17. Peso kg. 40,5.
F Recuperi del club subacqueo San Marco, 4-5 miglia dalla costa di fronte a Jesolo a m 19 di profondità in data 31/8/85.
11) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 90, lungh. bracci cm. 40, alt. max. al centro cm. 11, largh. scatola cm. 15,5. Peso kg. 48.
12) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 58, lungh. bracci cm. 25, alt. max. al centro cm. 11, largh. scatola cm. 15,5. Peso kg. 36.
G - Recuperi di R. Vivi del 1985 a 5 miglia circa allargo (34) di Jesolo assieme a numeroso materiale ceramico
13) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 95, lungh. bracci cm. 41, alt. max. al centro cm. li largh. scatola cm. 16. Peso kg. 52.
14) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 86, lungh. bracci cm. 36,5 e 36, alt. max. al centro cm. 10,5, largh. scatola cm. 16. Peso kg. 42.
H - Recuperi separati di pescherecci al largo di Caorle (35).
15) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 62,5, lungh. bracci cm. 26,5 e 27, alt. max. al centro cm. 10, largh. scatola cm. 14. Peso kg. 27.
16) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 175, lungh. bracci cm. 75 e 76, alt. max. al centro cm. 23, largh. scatola cm. 35. 36
17) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 64, lungh. bracci cm. 27, alt. max. al centro cm. 8,5 largh. scatola cm. 14. Peso kg. 27.
18) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 81, lungh. bracci cm. 35,5 e 36, alt. max. al centro cm. 10, largh. scatola cm. 17. Peso kg. 45. Ottimo stato di conservazione e ottima fattura.
19) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 70, lungh. bracci cm. 30,5 e 30, alt. max. al centro cm. 7,5, largh. scatola cm. 11,5. Peso kg. 25.
20) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 52, lungh. bracci cm. 21 e 22, alt. max. al centro cm. 7,5, largh. scatola cm. 11. Peso kg. 15
21) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 157, lungh. bracci cm. 67,5 e 68,5, alt. max. al centro cm. 19,5, largh. scatola cm. 27. Il pezzo presenta un (37) braccio notevolmente flesso
22) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 136, lungh. bracci cm. 58,5 e 59,5, alt. max. al centro cm. 18, largh. scatola cm. 26. I bracci sono leggermente ricurvi mentre interessante è la presenza di un'anima interna in legno resa manifesta da una feritoia apertasi nel piombo. Questo ceppo potrebbe appartenere alla categoria "a cuore di legno ricoperto di piombo" (38).
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23) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 150, lungh. bracci cm. 64,5, alt. max. al centro cm. 17, largh. scatola cm. 27. Un braccio è leggermente flesso (39).
24) Ceppo in piombo a perno fisso. Lungh. tot. cm. 137, lungh. bracci cm. 61, alt. max. al centro cm. 17,5 largh. scatola cm. 23. Peso kg. 120 circa.
25) Pezzo di connessione in piombo a tre buchi. Lungh. cm. 45, largh. cm. 8,5. Peso kg. 7. Questo elemento dell'ancora aveva la duplice funzione di rinforzare o riparare le marre lignee o, secondo un'altra teoria, di appesantirle per favorirne l'innesto sul fondale (40).
26) Ancora di ferro priva del ceppo mobile. (41) Lungh. fusto incompleto cm. 107, largh. tot. marre cm 104. Recuperata da un peschereccio al largo di Caorle. L'intera superficie del manufatto è ricoperta da una spessa concrezione che lascia apparire la sezione rettangolare della marre e tonda del fusto.
L'anima di ferro, ancora in buono stato, è visibile grazie ad una scheggiatura all'apice d'una punta ed alla frattura del fusto. Si deve dedurre, dall'assenza di incrostazioni sulle estremità danneggiate, che la rottura s'è verificata durante il recupero.
Purtroppo proprio nella parte mancante del fusto, che in base a confronti doveva completarlo per un altro metro circa, era collocato il foro di inserzione del ceppo mobile perduto che avrebbe aiutato nella datazione. Le dimensioni di quest'ancora sono considerevoli se paragonata ad altre simili. Anche per essa non è possibile una datazione precisa che varia dal IV all'VIII sec. d.C.
L'esemplare che s'avvicina di più tra quelli pubblicati è senza dubbio quello del relitto della vicina Cervia datato appunto tra il IV e l'VIII sec. d.C. (cm. 1 14x69) (42). Al relitto Dramont F del 400-450 d.C. appartiene un'ancora simile ma con fuso rettangolare (cm. 140x68), mentre identiche per forma, ma con sezione tonda anche nelle marre, sono quelle del relitto bizantino di Yassi Ada dell'VIII sec.
Per ciò che riguarda il reperto del relitto di Cefalù del VI sec. d. C., che dall'unica foto disponibile appare identico al nostro, spero in una futura pubblicazione per poterlo confrontare in maniera adeguata (45).
Nel Cimitero di Priscilla sono visibili rappresentazioni grafiche anche di quest'esemplare (46)
Note:
1) Si consideri che, secondo alcuni ricercatori, l'Alto Adriatico ogni anno viene percorso dai pescherecci per tre volte integralmente. Ciò significa che, dalla metà degli anni settanta, periodo di potenziamento della flotta a motore, questo è stato setacciato circa 50 volte.
2) L. Bosio, in Venetia I, 83, 1967, p. 83; L. Bosio - G. ROSADA, in Da Aquileia a Venezia, Milano 1980, p. 518; W. DORIGO, Venezia origini, Milano 1983, p. 190.
3) Comunicazione personale dall'Ispettore Onorario della Soprintendenza Archeologica del Veneto, sig. Ernesto Canal.
4) M. D'AGOSTINO, in Atti V Rassegna di archeologia subacquea Giardini Naxos 1990, 1992, p.252.
5) A. MOLINO e altri, in Bda suppl. Archeologia Subacquea, 3, 1987, p. 179.
6) Secondo gli studi di ANTONIO STEFANON (in Atti Venezia, 125, 1967, p79 ss.) tale fondale roccioso, presente tra una e due miglia circa dal litorale tra Chioggia e Trieste, costituirebbe una preistorica linea di costa le cui sabbie avrebbero subito un processo di concrezionamento dando luogo a ciò che egli chiama 'Beach Rock'.
7) L. Bosio - G. ROSADA in op. cit., pag. 552.
8) Unica notizia sullo scavo appare in una rivista divulgativa e di difficile reperimento: A. Rosso, in Sub supplemento, 79, 1991, p. 119.
9) W. Dorigo, op. cit., sito o. 114, p. 246.
10) L. Bosio - G. ROSADA, op. cit., 522 e L. Bosio, art. cit., p. 70.
11) PLIN, Nat., Hist., III 18, 126.; precisamente a nord del centro abitato, in località Equile S. Croce, sbocco allora del fiume Livenza; v. G. ROSADA, in Aquil Nost, L, 1979, coli. 173-216.
12) Anche questa zona è stata classificata da STEFANON come Beach Rock (v. nota 6).
13) Si consideri, per una stima quantitativa, che il materiale conservato non è che una minima parte di quello fuso o venduto da altri ritrovatori.
14) Si veda L. CACCIAGUERRA Anfore e commerci nella Venetia, Portogruaro 1990
15) S. CACCIAGUERRA, Vie d'acqua e cultura del territorio, Milano 1991, fig. 31.
16) Notizie ricavate dal quotidiano Il Gazzettino del 2/8/92 e dalla rivista divulgativa Archeo, 93, 1992, p. 55.
17) P. A. GIANFROTTA, in MemAmAc, XXXVI, 1980, p. 105.
18) Recupero del Club subacqueo S. Marco che lo ha in custodia nella sede a Venezia, Dorsoduro, 258.
19) A cura di F. BERTI, Fortuna Maris: La nave romana di Comacchio, catalogo della mostra, Bologna 1990, p. 61.
20) H. FROST, in The Mariner Mirror, 49,1, 1963, fig.31.
21) C. UCELLI, Le navi di Nemi, Roma 1983, p. 234.
22) V. SANTAMARIA SCRINARI Le navi del porto di Claudio, Roma 1979, p. 55.
23) AA.VV., in Archaeonautica, 5, 1985, p. 64 s.
24) F. PAI.LARES, in BdA suppl. Archeologia Subacquea, 3, 1987, p.77
25) O. HOCKMANN, Antike Seefahrt Mùnchen 1985, oppure la trad. italiana La navigazione nel mondo antico, Milano 1988, p. 95, fig. 57.
26) R. BOYER, in Atti del III Congresso Internazionale di Archeologia Sottomarina. Barcellona 1961, Bordighera 1971, p. 159.
27) M. BONINO, in RACrist, 59, 1983, p.296 SS.
28) V. nota 18.
29) Attualmente li ha in custodia a Venezia, Dorsoduro, 76.
30) Segnalazione a seguito di annuncio su rivista (SUB Maggio 1992, p. 47).
31) Custoditi a Venezia dall'Ispettore Onorario della Soprintendenza Archeologica del Veneto, sig. Ernesto Canal.
32) V. nota 30.
33) Attualmente in custodia nella sede a Venezia, Dorsoduro d. 258.
34) Conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Portogruaro (VE).
35) Conservati nel Museo Civico di Caorle (VE).
36) Recupero di V. Vidotto e A. Canta.
37) Recupero di David e Giorgio Preciso
38) P. A. GIANFROTTA, art. cit. 1980, p. 114 e G. KAPITÀN, in IntJNatA, 13.1, 1984, p. 38. Il recupero è di R. Ruzza.
39) V. nota 37.
40) Le due diverse teorie sono esposte rispett. da P. A. GIANFROTTA, art. cit. p. 106 e da GERHARD KAPITAN, art. cit. p. 42.
41) Recuperata dal sig. Vidale.
42) M. BONINO, in Atti III Congresso Internazionale di Archeologia Sottomarina Barcellona 1961, 1971, p. 316 so.
43) J. P. JONCHERAY, in CahASubaqu 4, 1975, p. l 17.
44) G. BASS, F. VAN DOORNICK, Yassi Ada. VoI. I; A seventh century byzantine Shipwreck, Texas A & M University Press 1982.
45) G. PURPURA, in Atti IV Rassegna di archeologia subacquea. Giardini Naxos. 1989, Messina, 1991, p. 142.
46) V. nota 27.
Ringrazio la dott.ssa Pierangela Croce da Villa, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Portogruaro e il dott. Luigi Fozzati del Servizio Tecnico dell'Archeologia Subacquea per aver permesso la pubblicazione del materiale.
Sono debitore per i preziosi consigli ai prof. Piero Gianfrotta, al sig. Ernesto Canal, Ispettore Onorario della Soprintendenza Archeologica per il Veneto, al dott. Antonio Rosso ed al sig. Gerhard Kapitan.
I miei disegni sono stati preparati per la stampa da Monica Trivellato, che qui ringrazio.
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